Serie A: sabato si riparte

Riva-Baggio-Rivera stavano seduti in tribuna. Proprio a Firenze. Sarebbe stato un tridente da sogno. E da lasciar il segno. Laggiù sul campo sgambettava Cassano e con lui gli altri due dentini del tridentino: prima Gilardino e Giuseppe Rossi, poi Pazzini e Quagliarella. Pensi al tridente e dici: Cassano per tutti. Ma poi sfogli l’album delle figurine del campionato e ricordi che l’unico senza tridente è proprio il nostro folletto. Si accontenti di Pazzini e buon gol.
Tridenti e tridentini sono (saranno) il pane della stagione. Sabato si ricomincia con la serie A, anzi con le tre sorelle (Inter, Milan, Roma) e vedi Ibra che si allena con il Milan e Robinho che gli corre nell’ombra. Fa effetto. Soprattutto a Moratti che poteva averli tutti e due. Noti che Milito si è guardato l’Argentina ancora dalla panchina, mentre Coutinho ha fornito assist di eccelsa goduria proprio a Pato, andato in gol. Non sia che abbia dato un’altra idea a Galliani.
Si riparte dal tridente dell’Inter che ha lo scudetto sulla maglia e l’anno passato l’attacco da far invidia a mezzo mondo: una triade (l’unico modo per rivalutare la parola, dopo quella juventina) dove il dubbio stava tra Balotelli e Pandev, potevi usarlo o supportarlo con Sneijder e quando Mourinho se la vedeva brutta andavano in campo in quattro. Tutto quanto sta pensando il Milan. Non conta copiare, ma copiar bene, dice l’antico saggio.
Moratti ha evitato di copiare l’Inter di Mou e si è venduto Balotelli. L’alternativa al più debole del trio (Pandev) è Coutinho, il rincalzo Biabiany. Dunque che dire? Qual è il tridente più forte del reame. In quanto a monte ingaggi, ma forse a numero di gol ed anche a qualità pura, il Milan ha messo il piede davanti. Il campionato potrebbe decidersi tutto in questo gioco delle parti: l’Inter indebolisce il suo tridente, il Milan potrebbe schierare un poker d’assi. «I giocatori sono a disposizione, ora tocca ad Allegri decidere se farne giocare quattro, tre, due, uno o nessuno», dice con sottile velenosità l’ultimo Galliani, ringiovanito di almeno venti anni. Allegri è destinato ad aver presto i capelli grigi. È successo a tanti a Milano.
Ma se il caso Ibra ha tolto il sorriso a Moratti, il resto d’Italia sta provando ad entrare in scia. Niente male Palermo e Lazio, c’è gente di qualità e a costo umano. Il Palermo ha Miccoli in riserva, un altro con il quale giocarsi un poker. La Lazio rischia di aver problemi con i muscoli di Floccari, però Hernanes è tutto da scoprire. Intrigante quello del Napoli al quale, forse, manca un po’ di fisicità (Lucarelli però sta in panca).
Altra ottica con vista scudetto. Se l’Inter ha rinforzato (indirettamente) il Milan, il Milan ha rafforzato (direttamente) la Roma. Borriello è il miglior supporto per Vucinic. Cassano garantisce: «Con Totti i gol sono assicurati». Quindi il bomberino ex milanista ci ha visto giusto. Senza dimenticare che anche la Roma può comporre una quaterna: Adriano senza la bottiglia al seguito o quel Menez tutto pepe e sale che se la gioca dietro le punte. Se Milito non si sbriga ad entrare in forma (l’anno scorso segnò alla terza di campionato contro il Milan) e Eto’o non mantiene forma e media gol da pallone d’oro, c’è il rischio che il tridente romanista raccolga di più. Poi le difese, come sempre, fanno la differenza.
Dice il calcio moderno che un trio non si nega a nessuno, ogni grande formazione può formarne uno, perfino il Chelsea che, tolto Drogba, ha punte meno prolifiche e con minor credibilità. Il nostro campionato sta nella tradizione. Non è nemmeno storia di oggi, perché basta risfogliare il librone dei tempi per ritrovare tridenti da metter paura, partendo da Schiavio e soci, passando per l’Inter di Herrera o il Milan di Rocco, fin alla Juve dei tridenti camuffati: grandi attaccanti, ma pochi con timbro doc del puntero.
La Juve di oggi si aggrappa a quei ricordi. La campagna acquisti ha messo il malumore alla sua gente. Tanti no, qualche colpo fallito per ritrovarsi, quasi per caso, con Quagliarella e i soliti noti: Del Piero che invecchia, Iaquinta che non sta mai bene e Amauri che non garantisce gol. Tutto qui il tridente bianconero? Tutto qui, anche perché l’idea di Delneri prevede due attaccanti e un mezzo sangue (nel caso Krasic). Il giorno che il tecnico proverà Iaquinta-Amauri-Quagliarella potrebbe essere troppo tardi. Le cifre d’acquisto e stipendi sono da prima, anzi primissima fascia, ma qualità e credibilità non altrettanto. E domenica la Juve si ritroverà tra i piedi Cassano e Pazzini, il grande ripudiato di quell’altra Juve e il grande desiderio, mai espresso (dice Pazzini) dagli interessati.

Bluff o non bluff, la Juve avrà qualcosa da rimpiangere. E, ironia del destino, dovrà fare i conti con l’unica squadra che non abbia pruderie di tridente. Cassano e Pazzini sono una coppia: di fatto (calcistico) e di gol. Più tritafegato che tridenti.

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