Serravalle, la Procura apre un’inchiesta sulla svendita di Pisapia

Serravalle, la Procura apre un’inchiesta sulla svendita di Pisapia

Un «faro» acceso dalla Procura sulla delibera più contestata della giunta di Giuliano Pisapia: la vendita di quote di Sea e Serravalle, in un pacchetto congiunto. É la delibera fortemente voluta dall’assessore al Bilancio Bruno Tabacci, e su cui si è consumata la maratona di ventisette ore in consiglio comunale per approvarla sconfiggendo gli emendamenti dell’opposizione. Ora ad occuparsene sarà la magistratura, nell’ambito di un fascicolo «esplorativo» aperto sulla base di un esposto pervenuto a Palazzo di giustizia nei giorni scorsi.
Mancano notizie precise sulla paternità della denuncia: negano di averla presentata gli esponenti del Pdl Carlo Masseroli e Giulio Gallera, e nemmeno sembra entrarci la Lega. Nessuna notizia ufficiale nemmeno dalla Procura. Ma che un fascicolo d’inchiesta ci sia è sicuro: per ora è stato catalogato nel cosiddetto «modello 45», dove vengono collocate le notizie che non sembrano costituire notizia di reato ma sono comunque considerate meritevoli di attenzione e approfodimento.
Tanto basta per sollevare un mezzo putiferio a Palazzo Marino, dove il sindaco cade dalle nuvole, e cerca inutilmente di capire da che parti arrivi il siluro. In serata, senza fare esplicito riferimento all’indagine penale, l’ufficio stampa di Pisapia dirama una nota per ribadire che «le procedure per la vendita delle quote delle controllate del Comune Sea e Milano Serravalle, sono state trasparenti e corrette» e che la giunta è pronta a «affrontare con assoluta serenità qualunque verifica sulle procedure seguite». Mentre Riccardo De Corato, ex vicesindaco, non nasconde la soddisfazione: «Non sono contro la città, ma ben venga l’iniziativa della magistratura», «l’inchiesta è il frutto di una serie di decisione pasticciate fatte da Tabacci in primis ed avvallate dal sindaco e dalla maggioranza». Fa eco il leghista Morelli: «L’apertura di un fascicolo conferma le nostre proteste riguardo il modo irrituale con cui ha operato Tabacci».
La scelta della Procura di non iscrivere nessun nome nel registro degli indagati - a differenza di quanto avvenuto in passato - è probabilmente una forma di cautela, di fronte ad esposti che potrebbero avere una rilevanza più amministrativa che penale. Il punto scottante della delibera, secondo la maggior parte delle critiche, era il rischio che privilegiasse di fatto un numero ristretto di possibili acquirenti.
Dopo che due aste per la Serravalle erano andate malinconicamente deserte, Tabacci aveva escogitato a suo dire una strategia per rendere un po’ più appetibile la società che gestisce le tangenziali sud e l’autostrada per Genova: offrire le azioni in un pacchetto unico con quelle, ben più ambite, di Sea, ovvero la holding aeroportuale di Linate e Malpensa. Due chance offerte agli investitori: o il 30 per cento di Sea, o il pacchetto composto dal 20 % di Sea e dal 18,6 % di Serravalle: una offerta, secondo i contestatori, tagliata su misura per il fondo F2i e per altri private equity interessati a mettere le mani sugli scali milanesi. Ma, secondo l’ipotesi avanzata ieri sera da De Corato, a sollevare l’interesse della Procura potrebbe essere anche una clausola delle delibera varata dal Consiglio comunale al termine della no-stop: quella che «lasciava inopinatamente il direttore finanziario nelle mani del socio privato».
Non sarebbe la prima volta che una indagine aperta originariamente a «modello 45» prende corpo strada facendo e trasmigra a un certo punto nel ben più scomodo «modello 21» della Procura milanese: arriva, cioè, a contenere concrete ipotesi di reato e nomi e cognomi di indagati.

Ma è anche possibile che invece il «faro» della Procura non illumini nulla di penalmente rilevante. E a quel punto ai contestatori, se volessero insistere sulle vie legali, non resterebbe che provare la strada di un ricorso al Tar.

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