«Serve l’accordo di tutti»

«Nel piano di rientro del deficit bisogna coinvolgere i soggetti interessati, evitando di usare i tagli come una minaccia E ricostruire un clima di fiducia costruttiva»

«La sanità è un campo complesso dove occorre procedere per gradi e non muoversi a tentoni senza arrivare ad alcuna soluzione come sta facendo ormai da due anni il presidente Piero Marrazzo». Una visione sconsolata della politica gestionale del Lazio ma che risponde allo scontento che si sta respirando in questi giorni e che traccia senza mezzi termini il vicepresidente della commissione Sanità del Senato, Cesare Cursi (An). Ma una via d’uscita - benché tardiva - ci sarebbe e Cursi la individua parlando della necessità di programmare gli interventi con l’accordo tra tutti i rappresentanti del comparto, nessuno escluso.
Senatore, qual è la sua proposta per ristabilite un clima costruttivo nelle politiche sanitarie regionali?
«Occorre che la giunta Marrazzo faccia un bagno di umiltà e progetti di stilare un programma assieme a tutti i rappresentanti del mondo della sanità, rappresentanze sociali, associazioni di settore e istituzioni, discuta i vari argomenti in dettaglio e solo dopo assuma l’impegno di scandire tempi di attuazione e risorse da investire. A oggi, ossia dopo due anni di amministrazione Marrazzo, abbiamo sentito parlare di tagli di posti letto, di chiusure di ospedali e al contempo di progettare nuovi ospedali. Contraddizioni che devono finire: la misura è colma».
Tra oggi e domani gli autonomi della Fials Confsal e i confederali manifesteranno contro la giunta regionale, secondo lei, cortei e sit-in si potevano evitare?
«Al punto in cui siamo, no. Il quadro d’insieme è disastroso. Basta fare un esempio: il collegio provinciale degli infermieri professionali, l’Ipasvi, lamenta carenze che si attestano su 4.000 operatori e per far fronte a queste mancanze invece di incentivare le prestazioni aggiuntive, la Regione che fa? Taglia le risorse per la contrattazione integrativa. Occorrerebbe promuovere concorsi e sbloccare il turn over. Contrariamente a queste eventualità il panorama sanitario viene investito solo da provvedimenti che screditano l’offerta sanitaria e i professionisti che vi lavorano. È inevitabile che la tensione degli operatori sanitari si va a ripercuotere sul rapporto che i cittadini hanno con la sanità. Domani, con lo sciopero, saranno garantite solo le emergenze e chissà se la giunta Marrazzo scenderà poi a miti consigli ritirando il provvedimento sui tagli agli stipendi. Il clima deve tornare a essere costruttivo anche perché, a livello nazionale, si sta procedendo a una serie di disegni di legge per rinnovare il comparto sanitario con nuove norme sull’intra-moenia per medici e infermieri».
Ma anche le strutture sanitarie convenzionate e gli ospedali classificati non se la godono di questi tempi. Lo scontento divampa.


«La situazione drammatica denunciata dai vertici del Policlinico Gemelli che vanta dalla Regione ben 500 milioni di euro di crediti la dice lunga, così pure il complesso dell’Idi San Carlo di Nancy dove, a causa del mancato pagamento del pregresso, per oltre 100 milioni di euro, si sta mettendo a rischio il progetto di potenziamento. La stessa storia vale per gli Ifo, e così via. Non ci dimentichiamo che gli stessi ambulatori convenzionati e gli ospedali classificati vantano crediti da brivido che toccano il miliardo di euro».

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