Omar Sherif H. Rida
da Roma
Quattro pagine sul Corriere della Sera per la «modica cifra» di centottantamila euro, Iva compresa. Divampa la polemica dopo liniziativa del tribunale di Milano di pubblicare ieri, sul quotidiano di via Solferino, lavviso di fissazione al 28 ottobre prossimo delludienza preliminare del processo sui diritti tv Mediaset. Inchiesta che vede coinvolti, fra gli altri, Silvio Berlusconi e Fedele Confalonieri.
«Sono convinto che quando si spendono i soldi dei contribuenti, servirebbe più misura - questo il commento del ministro della Giustizia, Roberto Castelli -. Credo sia un record non soltanto nella storia della Repubblica italiana, ma probabilmente in tutte le democrazie occidentali». Già ieri mattina la deputata di Alleanza nazionale, Daniela Santanchè, presidente del comitato parlamentare di Controllo sulla spesa pubblica, aveva chiesto in uninterrogazione al Guardasigilli «la cifra pagata dagli inquirenti e se si tratta di una corretta applicazione della norma o di un inutile spreco di denaro pubblico». Nel pomeriggio si è aggiunta quella del presidente della commissione Esteri, Gustavo Selva (An) per conoscere «lesistenza di precedenti di queste proporzioni».
Secondo il vicecoordinatore di Fi, Fabrizio Cicchitto, «lannuncio a mezzo stampa è una straordinaria conferma che la magistratura di Milano, quando si tratta di Berlusconi e delle sue aziende, non bada a spese». Sempre in casa azzurra, il presidente della commissione Giustizia della Camera, Gaetano Pecorella, parla di «manifesto elettorale di effetti enormi» mentre Alfredo Biondi ricorda come «il rito ambrosiano ci abbia fatto vedere cose ben peggiori: si pensi allavviso di garanzia a Berlusconi notificato per pubblici proclami, sempre sul Corriere della Sera, nel 94 durante il vertice sulla criminalità organizzata a Napoli».
Il vicesegretario del Nuovo Psi, Bobo Craxi, chiede «labolizione della prassi». Per il vicepresidente di An, Ignazio La Russa, «lepisodio non fa cambiare idea a chi da tempo sospetta che ci sia un accanimento nei confronti di Silvio Berlusconi». Nicolò Ghedini, deputato di Fi e legale del premier, commenta: «Il codice prevede questa modalità. In udienza preliminare discuteremo quanto questopzione sia stata utilizzata in modo corretto e giustificato».
Toni garantisti arrivano dallAssociazione nazionale magistrati, con il presidente Cirio Riviezzo che ribadisce come «la legge sia uguale per tutti: il giudice non può valutare lopportunità politica dei suoi atti, altrimenti sarebbe un giudice condizionato».
Nellopposizione si sottolinea invece la legittimità della procedura. Per il leader dell«Italia dei valori», Antonio Di Pietro, «se tra gli indagati cè una persona che si chiama Silvio Berlusconi la colpa non è dei magistrati». «La notifica a mezzo stampa - gli fa eco il responsabile Giustizia dei Ds, Massimo Brutti - è stata già ampiamente usata in passato. Basti pensare ai processi a carico di Wanna Marchi e di Calisto Tanzi». Un commento parzialmente fuori dal coro arriva infine dal vicepresidente della commissione Giustizia di Montecitorio, il verde Paolo Cento, che pur confermando la legittimità aggiunge che «in questo caso sarebbe stato opportuno usare metodi più tradizionali e riservati.
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