Antonella Aldrighetti
da Roma
«Ritornare al proporzionale per la rifondazione della Democrazia cristiana federata». Questo in sintesi il progetto che ha in mente Mauro Cutrufo senatore della Repubblica eletto nelle file dell'Udc e ora neo «fuoriuscito» per approdare sul groppone della ricostituenda grande «balena bianca», sotto il simbolo del tricolore e della bandiera europea assieme a Gianfranco Rotondi e Paolo Cirino Pomicino. Balena che prenderà il largo oggi, con il nome di Democrazia cristiana per le autonomie e lidea fondata «sulla volontà di ciascuno a fare della politica un puro volontariato sociale lontano dalle beghe della corruttela dei potentati e delle tessere partitiche» chiosa Cutrufo , accennando alle storture del maggioritario che investono «sia le candidature nei collegi che le elezioni dei quadri dirigenti».
Senatore Cutrufo, si riferisce anche a Marco Follini?
«Ho chiesto una modifica del regolamento congressuale dell'Udc, per riportare l'elezione del segretario, ad ogni livello, al Consiglio nazionale, per eliminare la copertura plebiscitaria ai segretari e ancorare la verifica dell'azione politica e della democrazia interna al partito a un organo di rappresentanza. Purtroppo non è stato compreso».
E da qui la sua uscita dall'Udc con tanto di porta sbattuta?
«L'Udc è nata per riportare e garantire lo statuto della Democrazia cristiana. Non l'ha mai fatto».
Quindi ha rotto con Follini. E con Casini?
«Casini non s'è interessato di politica interna al partito negli ultimi anni».
Quindi l'idea di rifondare la Dc ma per collocarla dove?
«Dove quel 30 per cento e oltre di italiani che si definiscono moderati - e quanti sono, lo dicono i sondaggi - vogliono che sia collocata: in tutta la Penisola. Stiamo stringendo accordi federativi con le liste di Raffaele Lombardo in Sicilia e con qualcun altro in Sardegna. La nuova Democrazia cristiana per le autonomie sarà il partito di tutti e di nessuno. La nostra Balena sarà una cooperativa aperta al territorio».
Come?
«L'idea fondante della rinascita e quindi il futuro della collocazione è il ritorno al sistema elettorale proporzionale, priorità che ha posto pure da tempo il premier Berlusconi. Se il presidente del Consiglio si prendesse a cuore la faccenda per portarla avanti in Parlamento sarebbe un nostro ottimo interlocutore.
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