Servillo sceglie Trevisan per spiegare il Nordest

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Ariela Piattelli

Sul palco del teatro India arriva uno degli autori più apprezzati tra quelli comparsi nell’ultimi dieci anni. Dal 7 al 30 giugno, infatti, saranno messi in scena due testi firmati da Vitaliano Trevisan. Si tratta di Scandkisk e Defrag che vanno a comporre lo spettacolo Il lavoro rende liberi messo in scena da Toni Servillo.
Trevisan, autore tra le altre cose del romanzo I quindicimila passi e sceneggiatore (oltre che interprete) del lungometraggio di Matteo Garrone Primo amore, ha voluto fare partecipe del suo lavoro drammaturgico proprio uno dei migliori talenti della nostra scena teatrale.
Servillo è rimasto così favorevolmente impressionato dal lavoro di Trevisan che si è proposto di rappresentarlo, ma come una storia unica, senza soluzione di continuità. La memoria è l’elemento comune che lega i due testi (e questo giustifica i titoli Scandisk e Defrag visto che rappresentano nel linguaggio informatico due modalità di organizzare la memoria), nella prima parte tre giovani operai veneti nel corso delle quattro pause caffè giornaliere progettano qualcosa che potrebbe cambiare la loro vita; nella seconda parte tre donne, madre e figlie, ripercorrono i propri ricordi, ricordi che alla fine convergeranno in un’unica memoria.
C’è anche la volontà di rappresentare un’Italia contemporanea dove «l’accelerazione economica» ha dato i suoi effetti anche nella dimensione sociale, e soprattutto nella dimensione individuale. «Con questo spettacolo - spiega Servillo - porto avanti la mia ricerca su testi italiani che vedono in primo piano i rapporti familiari e sullo sfondo momenti di transizione sociale, fasi storiche, luoghi geografici in movimento, dove il linguaggio testimonia il cambiamento e, più precisamente, ciò che accade dentro, nell’intimo dei personaggi».
Il linguaggio è in questo caso il dialetto del Nord Est dell’Italia, che insieme a quello napoletano (già sperimentato de Servillo nella sua messa in scena di Sabato, domenica e lunedì di Eduardo), rappresenta la lingua teatrale italiana più importante.
La scelta di rappresentare insieme questi testi, di dare loro una continuità spaziale, nasce dalla volontà di creare una sorta di «cortocircuito» tra gli stessi. «I due testi di Vitaliano Trevisan - continua Servillo - nascono come atti unici separati, che ho invece unito, facendo scaturire l’uno dall’altro, incuriosito proprio da ciò che li oppone: tre ragazzi da una parte, tre donne dall’altra, tre operai che fanno un bilancio preventivo della vita, e tre borghesi che sembrano fare altrettanto ma a consuntivo».

Anche se non c’è una dimensione lineare della trama, i personaggi combattono e soffrono dei mali comuni, come la solitudine, il senso di vuoto e la paura, ed alla fine, dallo scontro degli opposti, nasce fuori una sorta di commedia dai toni grotteschi.
Posto unico 15 euro, per informazioni 06.68400 0345.

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