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Servizi segreti, si cambia E La Russa studia gli 007 per la Difesa

MilanoUn nuovo servizio segreto, che si occupi della sicurezza delle nostre missioni all’estero: è la proposta buttata lì qualche giorno fa da Ignazio La Russa, ministro della Difesa, e che da allora sta agitando il mondo dell’intelligence. Tanto che La Russa, ormai con un piede sulla scaletta dell’aereo per le vacanze, ieri, evita di rinfocolare: «È stato solo un pensierino natalizio, una cosa buttata lì, d’altronde di queste cose si occupa già una struttura apposita che è il Ris. Io, viste le reazioni, non ne parlo più fin quando non ci sarà qualcosa nero su bianco. Perché non facciamo invece un’intervista sulle scritte che hanno fatto a Livorno contro di me e contro l’esercito?».
Sembra un modo per cambiare discorso, ma in realtà non lo è. Perché anche se le scritte livornesi sono opera quasi sicuramente di un gruppo di anarchici sostanzialmente innocui, l’episodio rilancia un tema che sta a cuore a La Russa: la sostanziale «nudità» del ministero della Difesa sul fronte dell’intelligence, ed in particolare di tutte le attività di spionaggio e controspionaggio necessarie a tutelare i nostri militari in patria e fuori. Da quando la legge di riforma ha spostato l’Aise - il vecchio Sismi - alle dipendenze della Presidenza del Consiglio, il ministro non ha più un solo 007 ai suoi ordini (mentre gruppi di agenti segreti lavorano alle dipendenze dirette di altri ministri, come quelli dell’Economia o degli Esteri). E il fatto che La Russa ricordi che la tutela dell’esercito è affidata al Ris (che non ha niente a che fare con l’omonimo reparto scientifico dei carabinieri) è quasi una battuta, perché il Ris, noto anche come «aliquota informativa», non è composto da agenti segreti ma da militari, e per istituto non svolge attività di intelligence.
Insomma, l’idea di un nuovo «servizio», o più probabilmente di una struttura speciale all’interno dell’Aise, ormai è ufficialmente sul tavolo. Il fatto stesso che La Russa ne abbia ipotizzato l’opportunità suona come una dichiarazione di sfiducia verso chi in teoria oggi dovrebbe svolgere questo ruolo, ovvero l’Aise dell’ammiraglio Bruno Branciforte. E pertanto inserisce anche questo tema nella fase irrequieta che sembra prepararsi per il mondo dei servizi segreti italiani, tra grandi ritorni, brusche partenze e riorganizzazioni.
Che Branciforte, arrivato a Palazzo Baracchini da oltre tre anni, sia ormai a fine missione è considerato pacifico, come quasi scontato il nome del suo successore: il generale Adriano Santini, attualmente consigliere militare di Silvio Berlusconi. Sul fronte dell’intelligence interna, sembrava fino a poco fa tirare aria di ribaltone anche all’Aisi, con un bel promoveatur a prefetto in vista per il generale Giorgio Piccirillo e la sua sostituzione con un altro carabiniere, il generale Michele Franzè, attualmente vicecapo del Dis (l’organismo di coordinamento dei due servizi segreti). Adesso la poltrona di Piccirillo sembra essersi fatta più solida. Ma su tutto l’assetto dell’intelligence incombe il ritorno alla ribalta dell’uomo che più di tutti, nel bene e nel male (a seconda dei punti di vista) ha segnato la sua storia recente: Nicolò Pollari, ex direttore del Sismi, in procinto di essere nominato consigliere per la sicurezza di Berlusconi. Così definita, la carica non spiega chiaramente se Pollari andrà ad occuparsi della sicurezza personale del premier, o se invece diventerà il suo superconsulente in materia di intelligence.

Ma chi conosce il vecchio Nicolò ha pochi dubbi su quale sarà la risposta.

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