Bret e Clay sono tornati a casa insieme e si sa, per quanto buia e brutale, casa dolce casa. Ellis, che a New York ha fatto fortuna, ha trovato l’uomo della sua vita, Michael Wade Kaplan, scomparso nel 2004 a trent’anni, e l’ispirazione per comporre il più disperato inno d’odio al suo paese, American Psycho, è di nuovo in California. Bret è tornato e ha portato con sé il suo alter ego Clay e la compagnia di giro che ne ha segnato il debutto letterario venticinque anni fa con Meno di zero: Rip Millar, il pusher ultraviolento, Blair la fidanzata mai amata, Julian, l’amico d’infanzia tossico. Il seguito di quel museo degli orrori - lo stesso che diede vita ai «cannibali» narrativi come Ammaniti, Scarpa, Nove e più avanti al cannibale pop Giorgio Faletti e ancora più tardi al cannibale romantico Paolo Giordano - si chiama Imperial Bedrooms (Einaudi, pagg. 148, euro 18, traduzione di Giuseppe Culicchia). I ragazzini stupratori sono diventati pervertiti di mezza età e arrivano oggi in libreria in Italia con titolo e immagine di copertina americani.
Proprio negli Stati Uniti, però, la critica lo ha stroncato, New York Times in testa, e non crediamo per moralismo. È che i sequel sono creature insidiose, che paiono nate per essere usate contro chi le ha concepite. Il Clay diciottenne di Los Angeles tutto coca e strafiche, matricola universitaria a casa per un Natale di orrori, era il lancio shock di un incontaminato esordiente ventunenne, all’oscuro delle seduzioni intellettuali dell’East Coast. Negli anni Ottanta Ellis scioccava, e dopo lo shock ci si sorprendeva per quanto quelle immagini rimanevano appiccicate alle coscienze, tanto da far supporre che «mettendo in vetrina la giovanile indifferenza, il luccicante nichilismo, e rendendo affascinante l’orrore di tutto ciò» (sono le parole con cui Ellis - con la voce narrante di Clay - descrive il se stesso scrittore di allora in Imperial Bedrooms) l’autore mettesse in pagina un orribile presagio. E il presagio si è avverato: la realtà supera ogni giorno le peggiori fantasie e Velluto blu e Mulholland Drive di Lynch ci hanno «abituati» a visualizzare psicotorture sul viale del tramonto.
Eppure, se Imperial Bedrooms insiste con variazioni sul tema, perdendo in «freschezza» - ammesso che sia lecito usare una parola del genere per una trama in cui vomito e sesso estremo gareggiano per molestia con paranoia, passività e senso di morte - è per guadagnarne, paradossalmente, in statura morale. La lezione è tanto ovvia quanto geniale: il male che ripete se stesso perde di forza fino a diventare patetico e deforme. Ellis lo mostra senza dimostrare e in questo è ancora grande come allora.
Clay, diventato uno sceneggiatore di discreto successo, si rifà il Sunset in berlina tra le palme svettanti per i provini del suo prossimo film, The Listeners. Ma dal momento in cui il portiere del Doheny Plaza gli dà il bentornato, si rientra all’inferno: come scrive il NYT, da Arancia meccanica ad Antichrist ad Abu Ghraib ci tocca il percorso completo. La protagonista «inedita» di questo romanzo, Rain Turner, giovanissima femme fatale tutta foto di nudo e nome falso, non è altro che la parodia dei ragazzini di un quarto di secolo prima. I misteriosi pizzini anni Ottanta si sono trasformati in sms anonimi, ma la sensazione di essere spiati persino nei sogni (oggi la parentela di Ellis con il Christopher Nolan di Inception è più stretta di quella con Lynch) dà la stessa claustrofobia di allora.
Sotto il cielo viola di L.A. si perpetua una serie di scariche di violenza ipertrofiche, che raggiunge il culmine nelle ultime pagine: Palm Springs, Clay «compra» due minorenni, un ragazzo e una ragazza, per un weekend. «La ragazza era di una bellezza impossibile - arrivava dal Sud del fondamentalismo cattolico, da Memphis - e il ragazzo invece veniva dall’Australia e aveva fatto il modello per Abercrombie & Fitch ed erano entrambi venuti a L.A.
per sfondare ma non si era ancora mosso niente»: cercheranno di fuggire ma rimarranno. Mentre i loro lividi luccicano sulla pelle abbronzata, la cinepresa stringe sulla copertina del libro «scritto su di noi più di vent’anni prima». E poi allarga sul deserto.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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