Roma - Riecco Lisbeth Salander, l’angelo vendicatore tatuato che tutti cercano senza trovare. È La ragazza che giocava con il fuoco (da venerdì nelle sale), thriller numero due, dopo Uomini che odiano le donne, prima costola della «Trilogia Millennium» del giornalista e scrittore Stieg Larsson, i cui romanzi hanno venduto, nel mondo, oltre dieci milioni di copie. Stavolta è Daniel Alfredson a firmare la resa cinematografica d’un film, che non lascia respiro a chi segue l’evoluzione della saga millenarista a base di stupri e rancori, agguati e accettate sulle gambe, algidi tramonti scandinavi e notti insonni. «Per portare lo spettatore dentro agli inseguimenti, anche della verità, il regista ha voluto usare una steady cam e non la macchina da presa fissa, adottata invece da Niels Arden Oplev nel primo film della serie», spiega Michael Nyqvist, il convincente protagonista, qui tanto più innamorato di Lisbeth (Noomi Rapace), quanti più soprusi scopre, lui che di mestiere fa il giornalista investigativo, sulla di lei infanzia. «Mi piace l’impatto sociale e l’etica del film, i cui principi morali condivido. Il mio personaggio è un uomo occidentale moderno: è un buon ascoltatore, non uno che giudica», prosegue Nyqvist, la cui fisicità al limite del bolso calza come un guanto sulla pesante dinamica del racconto. Da direttore della rivista Millennium lui, Michael, facendo luce sul brutale assassinio di due colleghi, scopre che Lisbeth, già internata in un ospedale psichiatrico, è vittima innocente d’un complicato raggiro. «Girare in sequenza i tre film della saga (La regina dei castelli di carta uscirà nel 2010, ndr) è stata una maratona, particolarmente per il regista», narra l’interprete, che ha confessato di voler imitare Marcello Mastroianni, rivelando altresì d’aver portato, sul palcoscenico svedese, Se questo è un uomo di Primo Levi.
Visto il successo mondiale di Millennium, negli Usa pensano a un remake. «Quentin Tarantino è stato a Stoccolma, così si mormora, e pare che, nel mio ruolo, potrebbe figurare Brad Pitt. Però non capisco questa mania americana di rifare i film: ve lo immaginate un Millennium, ambientato in Alabama?», scherza Nykvist. Peccato, però, che Larsson non abbia vissuto abbastanza, per godersi il successo del proprio lavoro, essendo morto, all’improvviso, nel 2004, subito dopo aver consegnato il manoscritto all’editore svedese.
Tre libri, dunque e tre film di sicuro impatto sul pubblico: quali le differenze, all’interno della trilogia? «Nel primo libro e nel primo film, spettatore e lettore si uniscono ai protagonisti e vengono a sapere le stesse cose; nel secondo e nel terzo capitolo della saga, lo spettatore sa più cose dei protagonisti».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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