Sesso, tradimenti e omicidi per la prima serata di Raiuno

RomaC’è del torbido, su Raiuno. E domenica, in prima serata, qualche telespettatore sobbalzerà sulla poltrona. Soprattutto chi - abituato ai toni familiari della fiction di rete e all’aura romantica di un’attrice dalla fama rassicurante - si troverà davanti alla prima delle due puntate (la seconda va in onda lunedì) di Tutta la verità. Ovvero alla fiction interpretata da Vittoria Puccini, già Elisa di Rivombrosa, per la regia di Cinzia TH Torrini che presenterà un paio di scene di sesso piuttosto esplicito. Almeno secondo gli standard di Raiuno. «Questa non è una fiction torbida - ribatte la Torrini -. Ma certo è diversa dai soliti prodotti buonisti. Racconta la verità sulla passione; rifuggendo dai finti sentimenti, ma senza violenza. Le scene di sesso? Sono artistiche, non esplicite. So che qualche fotogramma di troppo è stato tagliato; ma credo che l’abbiano fatto più per scrupolo che per altro». Ci sarà almeno una farfallina rossa, a segnalare che si tratta di un programma inadatto ai minori? «Per decisione unanime abbiamo scelto di classificarlo solo con la farfallina gialla - informa il direttore di Raifiction, Del Noce -. Cioè con quella che consiglia di far seguire il programma ai minori in presenza degli adulti. Questo anche in relazione a valutazioni analoghe su altre fiction o film già andati in onda su Raiuno. Il metro di giudizio è stato lo stesso».
Ma che cosa racconta Tutta la verità? A metà fra il thriller e la storia d’amore, segue passo passo i turbamenti di Giulia, donna apparentemente realizzata nella famiglia che, travolta dall’attrazione per un chirurgo (Daniele Pecci), finirà per essere coinvolta in un’accusa di duplice omicidio. «Insomma: questa è soprattutto la storia di una donna che perde sé stessa dentro la passione - sintetizza Vittoria Puccini -. Definirla “torbida” non mi pare corretto. Quella parola indica un abbandono ai sensi di tipo morboso, malato. Ma Giulia non cerca il tradimento, non va a caccia di avventure. Rimane sensualmente attratta da questo medico; si stacca dalla ragione e si lascia andare ai sensi, mettendo così in discussione tutta la propria vita. Ma credo che questo faccia parte della natura umana. A chiunque, insomma, può capitare di perdere la testa». E del resto la protagonista ha piena consapevolezza di agire male: «Non facciamo del moralismo, però Giulia sa benissimo che così perderà la sua famiglia. E allora cerca di tornare sui propri passi». Tutta la verità, dicono gli autori, è infatti interessante anche per un altro motivo: «Perché racconta in che modo diverso agiscono le donne, rispetto agli uomini, quando, dopo il tradimento, subentra il pentimento. Siamo abituati a parlare sempre degli uomini traditori. Qui la traditrice è una donna. Giulia continua ad avere una sua moralità, pur nell’errore, e non vuole rinunciare alla propria famiglia. Pur non essendo “buonista”, dunque, un fiction ugualmente attenta a valori importanti».
Dal canto suo, Vittoria Puccini assicura di aver sempre girato scene di nudo, in tutti i film che ha fatto finora (compresa Elisa di Rivombrosa); «e di non averne mai provato grandi imbarazzi. Stavolta forse qualcuno in più - ammette - ma solo perché nel frattempo sono diventata mamma e il mio senso del pudore è aumentato. D'altra parte, dovevamo raccontare una tempesta dei sensi. I baci del mio personaggio non potevano essere quelli di un’educanda». Sulle scene «hard», inoltre, era già sceso il benedicente via libera di Del Noce: «La fiction deve essere specchio della realtà - ricorda -. Non può edulcorare le cose; solo trovare il modo giusto per raccontarle. E in Tutta la verità il sesso, componente essenziale del racconto, è presentato in modo artistico; nessun compiacimento morboso, davanti alla telecamera».


Non è però un caso che, per trasformare l’immagine di brava ragazza in quella di frequentatrice della trasgressione, la Puccini dica di aver dovuto faticare un po’: «Con Cinzia TH Torrini abbiamo lavorato sugli atteggiamenti, sull’abbigliamento del personaggio. Ho dovuto accentuare il mio lato femminile e sensuale, e farlo in modo che non fosse esplicito ma sotterraneo, pronto ad affiorare. È stata un’esperienza piuttosto nuova, per me».

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