Politica

A Sesto la Lega sfida da sola il «cubano»

Nella capitale dell’acciaio, la Casa della libertà correrà separata proprio mentre il primo cittadino uscente di sinistra è in difficoltà

da Sesto San Giovanni

Alle amministrative di maggio la Lega corre da sola. Tenta la conquista dell’ex Stalingrado d’Italia candidando a sindaco Alessandra Tabacco. Notizia dell’ultim’ora, che non fa certo sorridere il resto del centrodestra, che è comunque alle prese con qualche problemino di troppo. Quale? Forza Italia non ha ancora un candidato e Alleanza nazionale non fa nomi. Situazione che rischia quindi di riconsegnare la guida di Sesto San Giovanni ancora al centrosinistra. Anzi, a un castrista duro e puro qual è Giorgio Oldrini.
Sorprendente perché Oldrini è davvero un fedelissimo di Fidel Castro. Non ci credete? Quando Fidel fucilò quattro cubani colpevoli di voler fuggire dall’isola, be’ per lui fu impresa ardua condannarlo. Bisognava capirlo: Oldrini per otto è stato il corrispondente de l’Unità dall’Avana, l’amico della rivoluzione comunista. Come dire: uno di casa con i castristi tanto cari al vecchio Pci che, quindi, tenta sempre e comunque di trovare la giustificazione per ogni scelta liberticida.
Gusti esotici che non ha neppure tentato di stemperare da sindaco di Sesto. Un esempio? L’accoglienza dei «compagni tifosi del Genoa sulle note di “Comandante Che Guevara”» perché, sugli spalti del Ferraris di Marassi, Oldrini aveva intravisto l’immagine del Che. Uscite di un primo cittadino che, forte del sessanta e passa per cento incassato nel 2002, ha sognato per cinque anni di far vivere gli 80mila sestesi «in una piccola Cuba» mentre la città precipitava nel degrado. Facile, penserete voi, mandare a casa un sindaco così. Sbagliato. Sarebbe facile, scontato incassare il governo dell’ex Stalingrado se la Casa delle libertà si presentasse unita e compatta mentre, invece, in quel di Sesto il centrodestra gioca “da separati”. E ancora più grave: lo fa nonostante il malumore dei sestesi nei confronti del centrosinistra. Un dato: Ds più Sdi più Margherita nel 2002 stavano al 46,5 per cento, alle regionali dell’aprile 2005 sono scesi al 37,9 con la Lega che invece è più che raddoppiata dal 3,2 al 6,7 per cento.
Paradossale, no? Un sindaco descamisado che i diesse locali ripresentano pur non sentendolo troppo loro, un voto elettorale all’ingiù per l’Unione e, oplà, il centrodestra perde pezzi e non fa nomi. Anzi, un nome c’è ed è quello dell’architetto Tabacco, 38 anni, che gira «Sesto a piedi e in bicicletta per rendere più vivibile la quinta città della Lombardia».
E mentre i leghisti si preparano a contestare cinque anni di governo Oldrini appoggiati dalla lista civica «Cittadini comuni», Forza Italia non ha per adesso ancora un candidato. Prima c’è stato il rifiuto dell’azzurro Giuseppe Villa e poi l’ipotesi sfumata della candidatura dell’imprenditore Giuseppe Pasini: «Potevo coagulare la maggior parte dei consensi, visto che vivo a Sesto da cinquant’anni e sono anche gradito alla popolazione». E invece? «Non so cosa abbia fatto frenare i partiti sul mio nome. Non ero, forse, gradito a una corrente di Forza Italia» confida l’ex proprietario delle aree dismesse Falck e Marelli a un giornale locale.
Spunta però da Forza Italia un nome, quello di un giovane avvocato: Paolo Capone. Il pensiero di Pasini sull’outsider? «In consiglio comunale c’erano persone più visibili di lui».

E, intanto, il «cubano» fa campagna senza il sostegno della sinistra riformista che guarda con preoccupazione al ritorno al Comune di un sindaco e di una giunta che non si vergognano di tenere negli uffici i busti di Lenin, le immaginette del Che e di scontentare la gente oltreché bloccare gli investimenti per il futuro.

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