Sestri Ponente, vietato arroccarsi sui cantieri

Sestri Ponente, vietato arroccarsi sui cantieri

(...) Merlo, è un segno, il segno della svolta. Poi, per la cronaca, lo sciopero è stato confermato, con riferimenti all’articolo 49 del contratto dei lavoratori dei porti «che prevede la possibilità di sciopero in caso di incidente grave e noi riteniamo che l’episodio accaduto al VTE sia da considerare un caso grave».
Ma, al di là dello sciopero sì o no , la questione è un’altra. La questione è che nasce il Merlo-bis, il sosia cattivo del Luigi troppo buonista e presidente praticamente omeopatico che ha regnato fino a poco fa a Palazzo San Giorgio. Un Merlo che, forse, riceverà meno applausi da coloro che raccontavano che, finchè c’era Giovanni Novi, andava tutto malissimo e, ora che c’è lui, va tutto benissimo. Ma un Merlo che, certamente, vola più alto.
Insomma, anche grazie al nuovo nido decisionista in cui si è infilato Merlo, in un clima di notizie spesso non positive per l’economia italiana, ligure e genovese, dal fronte portuale qualche segnale arriva. E devo dire che la squadra composta dai tre presidenti delle Authority, Luigi Merlo a Genova, Lorenzo Forcieri alla Spezia e Rino Canavese a Savona funziona bene. I tre vanno d’accordo e fanno gioco di squadra, in modo che si può vendere il sistema portuale ligure, anzichè un porto piuttosto che quell’altro. Soprattutto, si evita ogni discorso di «alto Tirreno», anziché di «mar Ligure» lasciando Livorno alla sua sorte e ai suoi Gallanti. Abbiamo già dato.
Invece, il trio meraviglia. La Spezia si consolida nei container e realizza una serie di opere che fanno sperare bene per il traffico passeggeri; Genova ha ottimi numeri sui contenitori, confermandosi il primo porto italiano (ovviamente, dopo Gioia Tauro, ma si tratta di una tipologia di banchine completamente diversa, essendo dedicata al transhipment, cioè al trasferimento di merci da una nave all’altra). Ma i numeri sono buoni anche sulle crociere: Msc funziona bene, così come Costa, e quindi Genova si prepara domani all’arrivo di quattro navi da crociera in contemporanea, sedicimila passeggeri in un giorno solo, quasi una prova generale della stagione dei traghetti. L’obiettivo finale - annunciato anche dal comandante della Capitaneria Felicio Angrisano - è quello di superare i tre milioni e mezzo di passeggeri. E Savona? Pure in questo caso, i numeri - che pure sono ballerini come tutti i numeri della portualità, capaci di far registrare picchi alti e bassi da un mese all’altro a seconda dell’arrivo o meno di una nave e del mare più o meno mosso - sono positivi. Gli ultimi tre mesi parlano di: più 125 per cento sull’acciaio, più 89 per cento per gli oli vegetali, più 38 per cento per il carbone, più 29 per cento per i cereali. E segni meno solo per i settori, come la frutta, colpiti dalle crisi nordafricane. Ciliegina sulla torta, il più 18,7 per cento per i passeggeri delle crociere Costa.
E, in questi successi della portualità ligure, c’è pure un tocco di rosa. I tre presidenti, infatti, hanno come portavoce una donna: Luigi Merlo - che pure può già contare in casa su sua moglie, l’assessore regionale alle Infrastrutture Raffaella Paita, la più sensuale e politica delle Burlando-girls, almeno quando non si infila nella terribile giacca rosso fuoco che non le rende giustizia - ha in squadra la dolce pasionaria Silvia Martini; Lorenzo Forcieri, fin dai tempi del ministero della Difesa, costituisce quasi una coppia di fatto (comunicativa, ovviamente) con l’efficientissima Monica Fiorini; Rino Canavese fortifica i suoi successi sulle banchine di Savona con le parole di miele dei comunicati di Marina Monti, che come lei hanno un nuovo look.
In tutto questo, Merlo, Canavese e Forcieri si trovano a che fare con un mutamento strutturale delle banchine che devono governare e guidare. Così, a Savona, il presidente ha saputo gestire benissimo il caso Vado-Maersk con modi felpati e risultati di carta vetrata su ogni massimalismo e, alla Spezia, Forcieri si trova a dover gestire l’Arsenale che da un problema di esuberi potrebbe rivelarsi una miniera di spazi che permette alla città di prendersi altre industrie, un po’ come è successo con Asg di Vittorio Malacalza incredibilmente sfrattata da Genova.
E, per l’appunto, i problemi più grossi sono tutti di Genova e di Merlo. Che deve gestire le banchine più litigiose, ma soprattutto la città con più incrostazioni. Un esempio su tutti è il surreale dibattito sul Sesto Bacino. Ora, al di là della sua necessità, su cui concordano praticamente tutti, sono incredibili le resistenze del Comune all’idea che i cantieri di Fincantieri a Sestri Ponente, soprattutto ora che sono stati stanziati i soldi per il ribaltamento a mare, possano ospitare anche le riparazioni navali.
Sembrerebbe l’uovo di Colombo. Servono nuovi spazi, c’è un mercato - quello della costruzione di navi - che è in sofferenza a livello mondiale e che, difficilmente, tornerà mai ai livelli di prima. E c’è un’azienda Fincantieri, che ha nove stabilimenti, che ha lavoratori che sono un’eccellenza mondiale e un management guidato da un ottimo amministratore come Giuseppe Bono, che non si è fatto scappare mezza commessa fra quelle possibili. Ma, oggi, dice lo stesso Bono, «la situazione è drammatica», occorre «ridurre la capacità produttiva» e probabilmente l’Italia non è più in grado di tenersi nove strutture, che non avrebbero alcuna possibilità di essere tali se l’azienda fosse privata.
In questo quadro, invece, le riparazioni navali hanno bisogno di nuovi spazi e questi spazi potrebbero essere trovati proprio insieme a Fincantieri a Sestri Ponente, come ha detto bene anche il presidente di Confindustria Giovanni Calvini. Quindi, la soluzione è lì, sul piatto, solo da cogliere.
E invece cosa viene in mente alla Fiom, i metalmeccanici della Cgil, a Marta Vincenzi e alla sua mente industriale e operaista - fordista direi, legato all’industria di un altro secolo - l’assessore Mario Margini? Di dire che i cantieri navali devono restare lì dove sono e che le riparazioni vanno altrove.


E se navi da costruire non ce ne sono più? Chissenefrega, l’importante è che la Fincantieri di Sestri apra tutte le mattine, magari si potrebbe passare dallo stabilimento allo stabilimento balneare, con tanto di ombrelloni sulla spiaggia. Non ha senso industriale, ma così Marta e Mario sono contenti.
Ecco, in tutto questo, Merlo può dimostrare di essere diventato ancora più grande e ancora più presidente. Credo che lo farà.

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