(...) non è così. E questa, certamente, è la prima immagine che ci portiamo nel cuore, insieme alle chiamate dei nostri amici di tutta Italia. Qualunque genovese, in questi giorni, si è sentito chiedere: «Come state? Tutto bene?». Ed è una bella unità di misura degli amici.
La seconda immagine è quella, televisiva, di ogni mattina, quando - come per un riflesso condizionato - il telecomando correva sul «10», su Primocanale, dove fin dalle prime ore dellalba si materializzava la voce amica di Luca Russo. Laltro giorno, addirittura, è partito all 5,40, nuovo record storico antelucano dellemitttente ligure. Cito Luca, perché ha la faccia da bravo ragazzo ed è un bravo ragazzo, uno che se non fosse stato in onda circa 24 ore al giorno, sarebbe stato per strada a spalare. Ovviamente, senza mandare comunicati ai giornali e senza farsi fotografare dai media. Ma Luca Russo è limmagine di Primocanale - emittente di cui spesso non condivido la linea editoriale e che, immagino, condivida poco la mia, visto che tranne lo squisito Giovanni Porcella, da mesi e mesi nessuno invita più né me, né nessuno del Giornale, forse ritenendo poco interessanti le nostre posizioni, spesso controcorrente - che in questi giorni ha svolto una straordinaria opera di servizio pubblico. Volevi sapere cosa succedeva? Se le scuole erano aperte? Se si poteva uscire di casa? Accendendo Primocanale, lo sapevi. Quindi, tanto di cappello a Luca, a Nur El Gawohari e ai loro fratelli di video dellemittente diretta da Mario Paternostro e che ha in Maurizio Rossi un editore talmente appassionato tanto da essere anche giornalista fra i giornalisti, direttore fra i direttori.
Insomma, tanto di cappello alla faccia di Luca, al lavoro di Primocanale e alla sua capacità di essere vero servizio pubblico in questi giorni, nonostante non abbia canone. E, in subordine, a Radio Babboleo, quasi un equivalente in modulazione di frequenza; a Telenord, che ha firmato buoni dibattiti con Davide Lentini; al tigì della Rai regionale che, nonostante non sia stato il vero servizio pubblico, come Primocanale, guidato da una giornalista che lavora con il cuore e con la testa come Eliana Miraglia ha firmato anche pregevoli servizi, nonostante gli studi di corso Europa fossero andati in tilt; a Telegenova, dove il grandissimo cuore di Franca Brignola e la passione della squadra del tigì, primo fra tutti Francesco Piccone, ha lasciato il segno, nonostante in questi giorni la sede di via Venti Settembre sia nelle mani dei muratori, con la calce al posto dei computer e delle postazioni di regia e a Telecity, dove Marco Benvenuto guida la sua squadra con la consueta passione e sensibilità.
E poi, fra i flash positivi di questi giorni, ci sono il buon lavoro di molti dipendenti Amt, Aster e Amiu, finalmente molto disponibili, di vigili umani (certo, poi, ci sono come quelli di cui raccontiamo in prima pagina), e i sorrisi delle persone per strada. Di quasi tutte le persone per strada: perché, soprattutto in centro, si sono moltiplicate facce strane. Gruppi di rom, di maghrebini e di strana gente dellEst che non solo non si vedono con una pala in mano, ma soprattutto hanno facce poco rassicuranti, dando ragione indirettamente a Cesare Lombroso, come dimostrano i «mattinali» della questura e dei carabinieri che ogni giorno raccontano storie di sciacalli. Certo, la Lega ha esagerato dicendo che non ci sono stranieri fra gli spalatori, anche perché non era vero - bastava passare ieri in via di Brera per vedere decine e decine di ragazzi di colore aiutare a portare sacchi e spalare, fantastici e straordinari - ma è anche vero che ci sono pezzi della nostra città e intere comunità che sembrano sparite. Che non abbiamo avuto con noi, come se si sentissero «altro» da noi. E, confesso, questo mi è dispiaciuto molto.
Il resto dei flash sono il riassunto di quello che abbiamo raccontato in questi giorni. Gli errori del prima, la mancata chiusura delle scuole, a differenza di quello che è successo a Sanremo e a Finale Ligure, per esempio, nonostante lo stesso identico bollettino dellArpal. E gli errori del dopo, la rivendicazione degli errori da parte di Marta Vincenzi, ma anche di assessori surreali come Veardo.
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