Roma - Oltre sette imprese italiane su dieci bocciano, a tredici mesi dall’insediamento, il governo Prodi. È un sondaggio-choc per l’esecutivo, quello pubblicato dal Sole 24 Ore: il mondo imprenditoriale, in larghissima maggioranza, mostra infatti grande sfiducia nel governo. Rispetto allo scorso febbraio il giudizio è peggiorato, con la percentuale di insoddisfatti che è cresciuta dal 60% al 73% del campione. Neppure il miglioramento del quadro economico viene attribuito dagli imprenditori al governo: sono infatti convinti che la ripresa sia merito di chi produce.
Fiducia nell’economia, sfiducia nel governo. È questo il mix di sentimenti che caratterizza il sondaggio Ipsos fra gli imprenditori. E tale è la sfiducia che, secondo l’81% degli intervistati, se si votasse oggi prevarrebbe il centrodestra. Soltanto quattro mesi fa, in febbraio, gli imprenditori orientati a votare il centrosinistra raggiungevano il 29%, contro il 42% favorevole al centrodestra e un 29% di incerti. Ora i numeri sono cambiati: i potenziali votanti del centrosinistra sono scesi al 21%, i favorevoli al centrodestra sono saliti al 61%, mentre gli indecisi è scesa al 19%. Un dato, rileva il sondaggio, omogeneo nelle diverse aree del Paese: anche in Toscana e in Emilia chi fa impresa voterebbe, in larghissima parte, per il centrodestra. In soli quattro mesi il 20% dei consensi si è spostato verso destra.
Il «voto» degli imprenditori alla politica economica del governo Prodi è molto negativo. Si salva la «lenzuolata» di liberalizzazioni bersaniane, che piace al 62% del campione, anche se sui taxi e sui servizi bancari la maggior parte degli intervistati non vede alcun segnale di miglioramento; e il 60% (una percentuale a dire la verità non molto elevata, trattandosi di una riduzione di tasse) reputa utile il cuneo fiscale. Ma per tutto il resto, i giudizi sono molto negativi. L’imputazione principale rivolta al governo è di non riuscire a prendere decisioni: non piace, ad esempio, l’esitazione mostrata dal governo su opere pubbliche fondamentali come la linea Tav Torino-Lione. Per la metà degli imprenditori l’esecutivo avrebbe dovuto andare avanti anche senza il consenso degli abitanti della Val di Susa.
La bocciatura è, comunque, generale. C’è delusione per la lotta all’evasione fiscale, caratterizzata da grandi proclami e da scarsi risultati; c’è irritazione per i costi crescenti della politica, per l’insicurezza e la politica sull’immigrazione. Ma soprattutto le imprese italiane bocciano senza appello la politica fiscale messa in atto da Prodi e Visco: è negativa per il 78% del campione. Non solo. Il 60% degli imprenditori valuta in modo negativo anche il miglioramento della finanza pubblica, molto probabilmente per il fatto che è stato raggiunto agendo non sui tagli di spesa ma inasprendo il prelievo fiscale. Critiche diffuse, infine, all’apparato burocratico che frena le imprese, anzichè aiutarle. Solo sulle pensioni, l’esecutivo si salva visto che le imprese approvano il metodo della concertazione.
Il governo Prodi non riesce, dunque, a trarre profitto in termini di consenso dalla migliorata situazione economica. Trova consensi l’idea che la ripresa sia frutto esclusivo delle forze di mercato, e dei miglioramenti messi in atto dalle imprese in termini di investimenti, ammodernamento, produttività. «La ripresa siamo noi», dicono in sostanza gli imprenditori, un sentimento intercettato da Luca di Montezemolo nella sua relazione all’assemblea della Confindustria, che infatti è stata contestata dal governo e dalla maggioranza di centrosinistra.
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