da Brindisi
Gli hanno detto «vieni con noi, ci devi riparare una bilancia». E invece lo hanno trascinato in campagna, nellangolo di periferia dove avevano già preparato il fil di ferro e le tenaglie: poi lo hanno legato a un palo, gli hanno bruciato le braccia con cicche di sigaretta, lo hanno picchiato, denudato. E infine hanno tentato di crocifiggerlo. Nel frattempo uno del branco filmava le torture con un telefono cellulare.
Gli aguzzini sono due ragazzi sedici anni, un quattordicenne, e un diciassettenne, il boss di questa banda feroce: sono stati arrestati ieri con le accuse di lesioni e sequestro di persona: sono loro i crudeli artefici della mattinata di terrore vissuta da un sedicenne a San Vito dei Normanni. Gli investigatori hanno ricostruito le fasi di una giornata di follia cominciata il 13 agosto, quando la banda ha notato il sedicenne, che stava parlando con due amici; loro, che lo conoscevano e ormai lo avevano preso di mira, gli hanno detto di seguirlo perché cera del lavoro per lui. Il ragazzino ha accettato, anche se una donna lo ha messo in guardia: «Non andare», gli ha detto ricordandosi di suo figlio, che quando aveva 10 anni era stato scaraventato in un cassonetto della spazzatura proprio da quella baby gang, già nota in paese. I ragazzi si sono diretti in campagna, hanno raggiunto una collinetta allinterno di un cantiere archeologico, una zona isolata. Il sedicenne ha capito di essere finito in trappola troppo tardi. Gli aguzzini lo hanno legato a un palo, lo hanno picchiato e dopo averlo spogliato lo hanno colpito nelle parti intime con delle pietre. Poi hanno deciso di crocifiggerlo utilizzando unasta di legno. Ma non ce lhanno fatta. Durante le torture uno filmava tutto. Mentre il branco infieriva, la madre del ragazzino sequestrato e la donna che lo aveva messo in guardia hanno tentato di contattarlo con il telefono cellulare: gli aguzzini lo hanno obbligato a inserire il viva voce intimandogli di rispondere che andava tutto bene. Prima di lasciarlo andare gli hanno urlato di consegnare una somma di denaro. «Ci devi dare cinquanta euro a testa».
Quando il ragazzino è tornato a casa la madre lo ha portato da un medico: 20 giorni la prognosi. E sono scattate le indagini.
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