Lo sfascio: ora è processo alla sanità laziale

Il buco nero nella sanità regionale continua ad allargarsi e raggiunge i 12 miliardi di euro. L’ennesima condanna è arrivata ieri, proprio nel giorno più nero per il governatore, che si è autosospeso. Ma sembra un dettaglio, perché critiche sulla gestione della sanità da parte della giunta Marrazzo erano arrivate da ogni parte nei mesi scorsi, tanto che si vociferava che al presidente sarebbe stata revocata la qualifica di commissario ad acta per il risanamento. Ieri a puntare il dito contro Marrazzo è stato Movimento civico per la salute dei cittadini del Lazio nel corso del convegno «Sfascio e ruberie: processo alla sanità del Lazio», organizzato all’hotel Waldorf Astoria di Monte Mario.
Nell’occasione è stata tenuta a battesimo la lista civica del Movimento, composta da medici, operatori sanitari e altre categorie di cittadini in vista delle elezioni regionali a marzo prossimo. Obiettivo dell’incontro, coordinato dal ginecologo Severino Antinori, la proposta di strategie per il risanamento del bilancio. A spiegare le cause del disavanzo, lo stesso Antinori. «Il degrado del settore è arrivato al midollo, grazie alla gestione fallimentare della giunta guidata da Piero Marrazzo - dice Antinori -. Ci troviamo pertanto in un frangente delicato, alla luce dei numerosi problemi che incidono sul malfunzionamento della sanità regionale. In primis, bisogna evitare l’affidamento di incarichi a persone incompetenti». Motivo per cui Antinori si appella accoratamente al ministro al Welfare Maurizio Sacconi. «Nel pascolo della sanità, i funzionari della sinistra hanno mangiato fin troppo - sottolinea -. Chiedo al ministro di nominare come commissario ad acta Massimo Martelli, direttore del dipartimento malattie polmonari al San Camillo».
Antinori, nel corso del convegno, snocciola anche la questione sulle nomine dei direttori generali. «Sono sempre politicizzati o tesserati che dir si voglia - prosegue il ginecologo -. E alcuni, del tutto fasulli e senza esperienza in campo sanitario».
A svolgere una precisa diagnosi sullo stato dell’arte, puntando il dito contro l’ingerenza della politica nel servizio sanitario, il presidente dell’Ordine dei medici della provincia di Roma, Mario Falconi. «La politica deve fare un passo indietro nella gestione della sanità - spiega l’esperto -. Che sia pubblica o privata, non si può, comunque, prescindere dalla meritocrazia. Salviamo, pertanto, le strutture in grado di produrre qualità e i medici che vi lavorano.

Esorto i camici bianchi a riacquistare il grado di umanità e a trattare i pazienti-cittadini come fratelli e sorelle, al fine di evitare scontri in tribunale e sanzioni amministrative. Infine, auspico non venga sottovalutato un servizio socio-sanitario fondamentale come l’assistenza domiciliare».

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