GinevraLa tenacia di Sergio Marchionne, il suo modo di affrontare i problemi e il carattere con cui Fiat ha affrontato la kermesse del Salone di Ginevra piacciono al mercato. Così il Lingotto ha ieri compiuto un balzo del 14,6% a 4,15 euro. A convincere gli investitori sono state le rassicurazioni fornite dall'ad sulla situazione finanziaria («nell'anno Fiat non perderà soldi»), la convinzione che gli incentivi comincino a premiare le immatricolazioni di auto già da questo mese, vista anche la positiva raccolta degli ordini a febbraio, nonché la determinazione con cui il top manager, direttamente da Ginevra, ha sferrato l'attacco allUe, rea di avere chiuso entrambi gli occhi davanti agli aiuti concessi dalla Francia ai due gruppi locali: il prestito di 6 miliardi a Renault e Psa Peugeot Citroën.
Questa concatenazione di eventi, insieme con l'ottimismo di Marchionne sull'operazione Chrysler, ha portato Bank of America-Merril Lynch a confermare il «buy» su Fiat ritoccando il prezzo obiettivo a 8 euro. Anche per Rbs il titolo italiano è da acquistare. Resta da vedere quale sarà la prossima mossa di Marchionne e, soprattutto, se l'invito rivolto ai colleghi alla guida delle altre case automobilistiche europee di farsi carico del problema «aiuti di Stato» sarà accolto. Visto lo scenario tutt'altro che confortante, è però difficile pensare che un costruttore davanti alla possibilità di ottenere finanziamenti dal proprio governo (con il beneplacito dell'Ue) respinga la proposta. Opel, per esempio, ha messo sul piatto della bilancia 3.500 esuberi se non saranno prese misure per salvarla. La decisione di ridurre i salari non basta a risollevare la società tedesca e a Ginevra il numero uno di Gm Europa, Carl-Peter Forster, ha fatto capire che il conto alla rovescia è agli sgoccioli. La stessa Gm ha in corso colloqui con Berlino per salvare la Opel (26mila addetti in Germania) ed è in contatto anche con i governi di Gran Bretagna, Spagna e Belgio. Forster ha quindi ribadito che Opel «ha bisogno di prestiti per 3,3 miliardi entro il 2014 per il salvataggio di tutti i suoi siti».
E Fiat? «Interventi come questi ci mettono con le spalle al muro», ha sottolineato Marchionne a Ginevra. Del resto anche il Lingotto ha i suoi stabilimenti da salvaguardare nel momento in cui la domanda di auto è particolarmente depressa: Mirafiori, Pomigliano d'Arco e Termini Imerese, secondo una classifica pubblicata da AutomotiveNews in base a dati di sindacati, analisti e costruttori, sono gli impianti italiani dal futuro più incerto. A questo punto, se prevarranno gli interessi individuali al posto dello spirito di gruppo, non è da escludere che la minaccia di Fiat d'abbandonare l'Acea, l'associazione europea dei costruttori, si concretizzi. A Ginevra, intanto, come segnale di vitalità nel campo dell'innovazione, il Lingotto ha svelato la tecnologia Multiair, la cui importanza viene paragonata a quella del sistema Common rail, ceduto in passato con eccessiva disinvoltura a Bosch che ne ha fatto un business mondiale. Per lo sviluppo di questa tecnologia, che permette ai motori a cui è applicata di abbattere drasticamente emissioni e consumi (fino al 25%), Fiat ha investito 100 milioni. «Multiair - ha detto Alfredo Altavilla, ad di Fiat Powertrain Technologies - è uno degli asset chiave per le alleanze degli anni a venire.
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