Un altro al suo posto avrebbe già desistito. Ma Gianni Plinio no, lui che da anni fa resistenza alla Resistenza, non molla e rilancia, sfidando la sinistra sul suo stesso terreno, quello dell'unità nazionale. Era tornato all'attacco anche l'anno scorso, correva il sessantesimo anniversario dalla Liberazione e il presidente della Regione Claudio Burlando appena insediatosi aveva speso 50mila euro di soldi pubblici, quale primo atto della sua amministrazione, per tappezzare la città di manifesti con un «Grazie a chi ha liberato la nostra storia» con gigantografia del passaggio dei partigiani in via Venti Settembre fra la folla in festa. Il capogruppo di An aveva scritto ai presidenti di Camera e Senato, Pierferdinando Casini e Marcello Pera, lanciando la proposta: «Sostituiamo il 25 aprile con una festa di pacificazione nazionale». Macché. Dal centrosinistra erano arrivate solo bordate. «Si tratta di una provocazione intollerabile e indegna di un consigliere regionale» aveva tuonato più di tutti il presidente del consiglio regionale Mino Ronzitti. Lungi dallo scoraggiarsi, Plinio questa volta è deciso a farselo mettere nero su bianco e proprio da Ronzitti, che i vinti non vanno ricordati insieme ai vincitori. Soprattutto dopo che il centrosinistra in Regione ha istituito la Giornata del Riscatto per «rappresentare e onorare tutti i militari italiani che, spesso con il sacrificio della vita, furono protagonisti dei fulgidi episodi» che diedero inizio alla Guerra di Liberazione Nazionale. «Quella festa non solo è inutile, visto che le sue finalità sono già contemplate nella festività del 25 aprile, ma si terrà il 9 settembre, quasi ad esaltazione di una delle date più buie della nostra storia, con l’armistizio, un re in fuga e una resa che provocò immani tragedie ai nostri soldati sui vari fronti».
Così, Plinio ha presentato una proposta di legge che non proone l’abolizione del 25 aprile, ma la sua sostituzione con la Giornata della Pacificazione Nazionale. Attraverso una richiesta al Parlamento di modifica della Legge 27.5.1949 numero 260 «Disposizioni in materia di ricorrenze festive». «A distanza di sessant’anni la festa del 25 aprile continua a non costituire una data simbolo dell’identità italiana, bensì il tragico epilogo di una guerra civile culminata nel massacro di tantissimi innocenti - spiega Plinio -. Non c’è nella mia proposta alcun intento revisionista, ma la giusta e doverosa ricerca di momenti di condivisione e di unitarietà». Al centrosinistra poi, il capogruppo di An ricorda interventi importanti e insospettabili, dal presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi che «non ha mai mancato di esprimere parole di commosso ricordo per tutti i Caduti» all’allora presidente della Camera dei Deputati Luciano Violante che «invitava a comprendere anche le ragioni dei vinti». Senza contare che «a sollevare dubbi e perplessità sulla magnificazione e sulla esaltazione del mito della Resistenza sono stati autorevoli intellettuali di sinistra, come Gianni Oliva, Massimo Cacciari e Gianpaolo Pansa».
Rileva ancora Plinio che «nonostante i grandi sforzi profusi e i cospicui finanziamenti pubblici investiti nel tempo in retoriche e in liturgie resistenziali egemonizzate dalla sinistra comunista e sempre più disertate dalla gente, il 25 aprile non può dirsi una festa di tutti» e che perciò «istituire una Giornata della Pacificazione in cui rendere omaggio a chi, indipendentemente dalla barricata, è caduto e si è sacrificato nell’adempimento del proprio dovere e in coerenza dei propri ideali significa fare un importante passo avanti sulla strada maestra della pietà umana, della riconciliazione nazionale e della Civiltà». Se vorrà respingere la proposta di legge, Ronzitti dovrà motivare il perché. E scrivere che il ragionamento di Plinio è «irricevibile».
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