Lavvio del 2012 è stato caratterizzato dalla sfida, sul mercato nordamericano, tra Mini e Fiat 500, due icone il cui obiettivo, nel momento in cui sono state sbarcate sul suolo Usa, è quello di convincere gli americani che viaggiare su una vettura compatta è bello, più economico e anche trendy. Soprattutto se si tratta di automobili chic. Una missione non facile viste le abitudini di questo popolo, solito a viaggiare su imponenti Suv e pick-up. Cerchiamo, a questo punto, di approfondire largomento con Kay Segler, numero uno di Mini allinterno del Bmw Group.
Come convincere gli americani a scendere di taglia con lautomobile?
«Mini parla ununica lingua, globale. È questo il segreto dietro i nostri risultati».
Dieci anni di Mini negli Stati Uniti: una scommessa coraggiosa che, alla fine, ha permesso al vostro marchio di ritagliarsi una presenza di tutto rispetto in quel mercato.
«Eravamo sicuri di farcela. La situazione del 2009 non era delle più facili a causa della precedente crisi economica. Da parte nostra, in quello scenario, abbiamo continuato a lavorare senza stressare il business con svendite e sconti. Insomma, abbiamo mantenuto la calma e, così, ci siamo rafforzati».
Con quali risultati concreti?
«Ora negli Usa abbiamo 110 dealer che diventeranno 125. Sono tutti concessionari esclusivi Mini e, quindi, non sono mischiati ad altri marchi».
In tutti questi anni sono state rispettate le vostre previsioni di vendita negli Stati Uniti?
«Sono alla seconda esperienza alla guida di Mini e continuo a essere convinto che, soprattutto Stati Uniti e Cina, con le loro grandi città, rappresentino grossi mercati e di successo. In America posso dire che i piani di sviluppo sono stati rispettati. Quando a rappresentarti è un marchio forte non puoi fare altro che crescere».
E veniano alla sfida Oltreoceano tra Mini e 500, due modelli «premium» che guardano più o meno alla stessa clientela. Lad di Fiat, Sergio Marchionne, ha ridimensionato le ambizioni della 500 sul mercato americano visti i problemi del 2011 soprattutto in relazione alla rete vendita.
«Dico solo che la Fiat 500 é una bella auto e ha un feeling con licona della casa torinese. Che cosa ci differenzia da loro? Semplice: la 500 é solo unautomobile e non un brand. Tutto qui».
Si spieghi meglio.
«Se si vuole sviluppare un modello è semplice: basta avere i soldi per farlo, ma il maggiore investimento, quello fondamentale, è avere una rete di concessionari che lavori giorno e notte per il marchio».
A questo punto, vi ritenete senza rivali negli Stati Uniti nella nicchia di mercato dove operate?
«Giusto. Senza competitor e con tanti fan.
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