"Le sfide della Regione? Pnrr, ambiente, sanità"

Il presidente del Consiglio illustra le priorità "Autonomia tema di tutti non solo del Nord"

"Le sfide della Regione? Pnrr, ambiente,  sanità"
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Istituite le Commissioni e completate tutte le formalità, entra nel vivo l'attività del Consiglio regionale. L'auspicio del presidente Federico Romani è «che non si perda tempo con dibattiti sterili» e che magari ogni tanto l'Aula «fosse anche itinerante, toccando i vari territori». Troppe le sfide per la Lombardia, a partire dai circa 12 miliardi del Pnrr «che permetteranno ai sindaci di dimostrare sul campo di essere buoni amministratori». Intanto non si ferma l'ascesa di Fratelli d'Italia, primo partito del centrodestra in Regione anche alle amministrative: «Fdi non si è chiusa su alcune posizioni del passato ma ha deciso di aprirsi, coinvolgendo più sensibilità. E questo è stato il segreto del successo».

Presidente Romani, il problema è che l'astensionismo è sempre più alto.

«Ci vorrebbe una rivoluzione. Bisognerebbe smetterla di votare nelle scuole e trovare strutture più idonee, come avviene per esempio in America con le palestre. Non si capisce perché dobbiamo chiudere le scuole per due o tre giorni. E perché non si può votare durante la settimana?».

Il consenso di Fdi però non diminuisce.

«Alle amministrative abbiamo eletto molti giovani e abbiamo l'età media più bassa tra i consiglieri comunali. Il partito ha deciso di investire sul loro valore. Ma la chiave che accompagna da anni Fdi è l'apertura. Io anche appartengo a una storia passata diversa, ma sono stato accolto e valorizzato come se fossi di famiglia. Stessa cosa è avvenuta nei Comuni con candidati di mondi popolari o riformisti che hanno trovato casa in Fdi».

L'apertura che servirebbe anche alle europee del 2024?

«Lo schema dove i Popolari fanno asse con i Conservatori può essere una nuova occasione. Noi alle europee speriamo di conseguire un ottimo risultato che ci permetta di guidare in modo diverso questa Europa insieme a sensibilità simile alle nostre».

Spesso le scelte Ue penalizzano la Lombardia. Uno stimolo in più?

«A volte l'Europa cerca di colpire i suoi azionisti di riferimento. Prendiamo un esempio come l'inquinamento. Il nostro continente produce il 10 per cento degli inquinanti del mondo. L'Ue dovrebbe fare quadrato per tutelare i propri Paesi e non tartassarli in continuazione».

Sull'autonomia i lombardi possono stare tranquilli?

«Questo spesso viene percepito come un tema del Nord, ma non è così. Può portare benefici in tutte le Regioni, efficientando la loro spesa e aumentando le risorse a disposizione. L'autonomia e il presidenzialismo sono le strade da percorrere insieme per rivoluzionare la macchina amministrativa italiana».

Anche sulle Olimpiadi?

«Che non si riescano a fare è una falsa speranza di chi vuole che vada tutto male. A livello organizzativo non ci sono grandi problemi. Le infrastrutture hanno avuto dei rallentamenti, ma oggi, con la possibilità di commissariare le aziende che le realizzano, stanno avanzando più spedite».

Sul Pnrr vigilerà una commissione ad hoc del Consiglio.

«È la grande occasione di questi cinque anni insieme ai fondi della programmazione europea. Ci sono Comuni che presentano tanti progetti, altri meno. Questa sarà la cartina tornasole del lavoro dei sindaci con l'elettore che potrà misurare i risultati sul territorio. La spinta deve arrivare dalle amministrazioni comunali, poi la Regione guiderà il percorso».

Una delle sfide è rafforzare la medicina territoriale.

«Un processo su cui bisogna ancora lavorare, soprattutto sulla mancanza dei medici di famiglia.

Negli anni c'è stata una programmazione errata a livello nazionale e c'è un tema di stipendi, che vale per tutto il personale sanitario, forse figlio di un'autonomia che non abbiamo. Ma l'attività del medico non deve essere svilita. Oggi risulta essere un burocrate che rimbalza il proprio lavoro a ospedali o ambulatori».

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