"Le sfilate lasciano la Fiera? Se ne pentiranno"

Michele Perini, presidente di Fiera Milano critica la scelta di molte griffe di spostarsi a Palazzo dei Giureconsulti: "Il mondo della moda fatica a far quadrare i conti e vuol dare un segnale forte, ma dovrà tornare sui suoi passi"

La moda sbarca in centro. Dopo trent’anni le sfilate lasciano i padiglioni della Fiera per conquistare piazze e palazzi storici, via alla rivoluzione dal 22 al 27 settembre. «I tempi sono cambiati e bisogna prenderne atto» ha annunciato trionfante due giorni fa il presidente della Camera della Moda Mario Boselli annunciando il calendario della settimana delle collezioni Donna. E anticipando che per spostarsi da una location all’altra basterà una passeggiata a piedi, anzi sono già pronte mille tessere gratis del bike sharing per buyers e giornalisti. «Gli auguro che non piova» commenta ironico il giorno dopo Michele Perini, presidente di Fiera Milano spa. Che non perde tempo e si toglie qualche sassolino dalla scarpa. Intanto, «a sentir parlare di vecchia Fiera mi si stringe il cuore, è senza dubbio un termine inadeguato. Ricordo che abbiamo investito 900 milioni di euro per realizzare il nuovo polo espositivo di Rho-Pero e altri 65 milioni per costruire al Portello il più grande Centro congressi d’Europa, se tutto va secondo i programmi aprirà i battenti il prossimo anno». Tant’è, la moda ha firmato il divorzio. Per i marchi che non hanno una propria sede da settembre ci sarà un centro (il «fashion hub») a Palazzo Giureconsulti, poi passerelle nella Loggia dei Mercanti, a Palazzo Clerici e al Filologico, eventi tra musica e sfilate organizzati da Comune e Camera di commercio con gli stilisti in piazza Duomo, al Teatro alla Scala, un evento eco-sostenibile persino al termovalorizzatore Silla di Rho-Pero («guarda caso vicino al polo fieristico, ma non era troppo scomodo?» fa notare Perini).
Il presidente di Fiera Milano può comprendere che «le imprese della moda vogliano fare sfilate più glamour, anche in luoghi più prestigiosi, in palazzi storici e affrescati. Ma hanno considerato cosà vorrà dire spostarsi da una piazza all’altra? Figurarsi se gli operatori rinunceranno a taxi e limousine, ci sarà un traffico infernale, il blocco del centro». L’affondo: «Se si pensa che il glamour si faccia spostando la gente da una piazza all’altra, da cittadino mi ribello e dico che un settore non può permettersi di bloccare la città. La scelta che la Camera della moda ha fatto non è funzionale in termini di mobilità».
Perini si augura che la rivoluzione duri il tempo di una stagione, giusto un anno di transizione e quando sarà pronto il Centro congressi il binomio moda-fiera si possa rinsaldare. Comune, rappresentanti del mondo fashion e Camera di commercio hanno parlato a ripetizione nei giorni scorsi di «fare sistema». Un patto da cui - almeno in questa fase - resta fuori la Fiera.

«Faccio presente - aggiunge Perini - che Citylife uno dei più grandi progetti immobiliari degli ultimi 30 anni nasce proprio nella zona di FieraMilanoCity, non mi sembra che venga considerata periferia. Il mondo della moda come altri ha difficoltà in questo momento a far quadrare i conti e vuol dare in questo modo un “colpo di frusta“, ma credo che dovrà tornare sui propri passi».

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