da Estoril
Come al solito ha provato in tutti i modi a vincere, anche se la caduta di Nicky Hayden avrebbe consentito a Valentino Rossi di accontentarsi, di prendersela con relativa calma. Ma dopo aver subito la rimonta di Toni Elias e Kenny Roberts, Valentino nell'ultimo giro ha fatto tutto il possibile per passare per primo sotto la bandiera a scacchi, infilando con un sorpasso magistrale Elias alla chicane in salita, a poco dal traguardo. Ma non è bastato. «La vittoria sarebbe stata importante - commenta a caldo - e l'ho cercata con tutte le mie forze. Ma per Elias e Roberts era un po' come la gara della vita, mentre io ho spinto senza fare cose super rischiose. Ci ho comunque provato alla esse, l'ho passato, ma Toni mi è uscito dietro e con la scia mi ha battuto per un pelo». Rossi è così, cannibale fino in fondo, e anche nel giorno che gli consegna virtualmente il titolo mondiale, Valentino non riesce a dimenticare il successo mancato. E a chi gli dice di non aver fatto tutto il possibile per vincere, risponde deciso. «È normale che il pensiero vada prima alla gara che al campionato. Ma non si può certo dire che mi sono tirato indietro: avrei potuto essere accusato di braccino se fossi arrivato quarto, se non ci avessi provato fino all'ultimo come invece ho fatto».
Poi il commento a una gara che dopo il contatto tra i due compagni di squadra della HRC ha preso una piega imprevista: «Sulla lavagna mi hanno segnalato Hayden out e per un attimo sono stato indeciso sul da farsi, se rischiare per conquistare i 25 punti o stare tranquillo. Ho deciso di non fare calcoli, di provare a fare comunque la differenza. Ma pur essendo costante, non ero veloce come in prova ed è arrivato Elias, che guidava come Taz, il diavoletto della Tasmania, occupando tutta la pista. Alla fine mi ha fregato per pochi centimetri sulla linea del traguardo, ma adesso sono primo con otto punti di vantaggio su Nicky».
Una rimonta resa possibile da uno stato di forma straordinario di Rossi, soprattutto psicologico. «Quest'anno ho capito molto, sono cresciuto come pilota e come uomo, ho imparato ad avere un po' di sfortuna, a inseguire, a lottare per un mondiale quasi perso. Non è solo merito mio, ma di tutta la squadra. In gara, Edwards mi ha aiutato molto, sicuramente di più di quello che ha fatto Pedrosa con Hayden. Voglio ringraziare Colin: il nostro è un successo dello spogliatoio, siamo un'unica grande famiglia. In Casa Honda ha pesato il fatto che quello che doveva essere la prima donna (Pedrosa, ndr) era quarto nel mondiale, mentre quello ritenuto il secondo pilota, quello più scarso (Hayden, ndr) era in testa alla classifica».
Valentino, però, non vuole sentire parlare di campionato chiuso.
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