Il trucco è facile. Almeno per gli inquilini furbetti e, ovviamente, morosi, che vogliono allungare i tempi dello sfratto. Complici i loro avvocati, ma anche il sistema giudiziario che non funziona. A Genova, poi, diventa ancora più facile quando gli ufficiali giudiziari se ne fregano, rimandano la pratica di sfratto davanti al giudice e costringono i proprietari di case a lunghe e costose pratiche burocratiche. Almeno secondo quanto denunciato ieri mattina dall'Appc, associazione piccoli proprietari case che ha già pronta un'azione legale collettiva contro il ministero di Grazia e Giustizia. Senza contare i danni dei mancati pagamenti delle mensilità.
In sostanza, è sufficiente presentare un'istanza di proroga, seguendo la legge 431/98 articolo 6, per rimanere indebitamente nell'alloggio almeno altri sei mesi. Soltanto che questa istanza è prevista soltanto nei casi di fine locazione, quando, praticamente, non c'è stata morosità da parte dell'inquilino. Il conduttore può legittimamente richiedere la fissazione di un nuovo termine di rilascio dell'immobile che varia dai sei a diciotto mesi. Il deposito di questa istanza è idoneo a sospendere immediatamente l'esecuzione in attesa della decisione del magistrato. «Purtroppo - spiegano gli avvocati Paolo Gatto e Marco Evangelisti - queste istanze, che noi definiamo spazzatura, producono enormi danni ai proprietari. Ovviamente tutte le istanze di questo genere sono state puntualmente poi rigettate dai giudici. Il risultato è che gli ufficiali giudiziari hanno provocato danni ai proprietari che noi calcoliamo, soltanto a Genova dai 150mila ai duecentomila euro. Per questo facciamo causa al ministero». L'Appc inviterà inoltre i suoi associati a chiedere i danni agli inquilini che hanno richiesto la sospensione degli sfratti pur non avendone diritto.
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