Sfratto al Plastic, la «disco» amata da Warhol

Andy Warhol lo definì negli anni Ottanta «il locale più bello d'Europa». Keith Haring e Grace Jones prendevano addirittura l'aereo per venirci a ballare nel week end. E ancora oggi capita che Elton John o Madonna ci facciano una scappata quando passano in Italia.
Eppure il Plastic (trasformatosi con gli anni in Killer Plastic) rischia ora di chiudere o quantomeno di dover traslocare. L'allarme lo lancia il papà della discoteca di viale Umbria 120, Lucio Nisi, storico proprietario insieme con il dj Nicola Guiducci. «Prima del giugno 2010 dovremo fare le valigie per non andare incontro a penali salatissime. Il proprietario dell'immobile ci vuole sfrattare e non vuole neppure avviare una trattativa per il rinnovo del contratto d'affitto».
Proprio in questi giorni i cancelli del Killer Plastic sono chiusi. Occorre ristrutturare il club per metterlo a norma di sicurezza. Uscite d'emergenza, tetto, impianti anti-incendio. Totale della spesa 200mila euro. Soldi che però sarebbero buttati se la discoteca dovesse davvero abbandonare l'edificio di viale Umbria. «Abbiamo già avviato i lavori - dice Lucio Nisi -. Presto speriamo di riaprire, dopo aver avuto il via libera della commissione Vigilanza. Certo, forse sarebbe per meno di un anno se le cose non cambiano. E il denaro investito ora andrebbe praticamente perso». Lo stabile appartiene alla Casarosa srl. La proprietà vuole ristrutturare l'edificio e farne delle abitazioni. «C'è già un progetto avviato e depositato in comune - spiega Giuseppe Menotti, legale della Casarosa srl -. Il mio cliente ha investito pesantemente nell'affare e non si tirerà di certo indietro. Anche perché con Nisi c'era un accordo stipulato alla fine del contratto di affitto, nel 2007, in cui lui si impegnava a cercare una sistemazione al club entro tre anni da allora e quindi avrebbe liberato lo spazio. E così sarà fatto». La prima ingiunzione di sfratto arrivò in effetti nel 2007. Poi però Nisi e la Casarosa srl giunsero a un compromesso. «Firmammo una proroga di tre anni - precisa il papà del Plastic -, che prevedeva, oltre all'affitto annuale (circa 70mila euro), un contributo da 300mila euro. Io ho pagato convinto che al termine della proroga si potesse rinnovare il contratto. Non ho mai garantito che ci saremmo spostati altrove. Altrimenti non avrei ora avviato i lavori di ristrutturazione». Il Plastic rischia così lo sfratto proprio mentre festeggia i 30 anni d'età. Lucio Nisi e Nicola Guiducci aprirono infatti la discoteca nel 1980, affittando l'edificio di viale Umbria 120 dall'attuale proprietà. «È il posto ideale per noi - spiega Nisi -. Qui intorno gli edifici non sono abitati e così non diamo fastidio a nessuno. Spostandoci poi sarebbe difficile ricreare l'atmosfera che da 30 anni rende uniche, magiche le nostri notti».
L'ultimo pensiero di Nisi va al quartiere di viale Umbria.

«In questa area ci sono tre, quattro discoteche storiche. Per questo un tempo era la zona preferita dagli amanti del divertimento notturno. Ora sta morendo: noi rischiamo lo sfratto e a quanto ne so anche Café Atlantique e Rolling Stones non se la passano bene».

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