Sfrontato, buffo, delizioso il «Tom Jones» di Philidor

Niente pollo. Niente cibo mangiato a tempo di lasciva seduzione. La storia è quella del famoso film di Tony Richardson, dal romanzo di Fielding del 1749; ma siamo nel 1766, e l'opera ci arriva da lontano, quasi quasi facciamo anche fatica a distinguere lo sfrontato dal delizioso e il tutto buffo dal verosimile. L'autore è François-André Danican Philidor, musicista, scacchista, amico personale di Diderot, gran talento che mescola la veemenza popolare all'eleganza della tradizione francese raffinata nell'armonia e nel discorrere. La vicenda è semplificata, e finisce per rassomigliare alle commedie classiche di equivoci e di ritrovamenti; ma passano una certa avida voglia di vivere, uno sbrigativo piacere di esprimere i propri sentimenti che creano un gran sapore.

Una compagnia un po' alla brava, che ha per protagonista Sébastien Droy, si lascia prendere dall'entusiasmo di Jean-Claude Malgoire, che dirige con molto affetto e con molti colori, e l'incisione è calda al punto giusto.

PHILIDOR Tom Jones 2 cd Dynamic, 509

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