da Roma
«Ragazzi, è un peccato, ma i numeri sono i numeri. E poi, che volete, quelli là sono militarizzati. Hanno dei capi che danno degli ordini precisi e dei soldati che obbediscono senza fiatare. Mica sono liberali come noi...», si sfoga il Cavaliere, con unallusione nemmeno troppo velata alle turbolenze nella Cdl. Silvio Berlusconi, racconta chi lha visto in queste ore, non è certamente contento del primo sì del Senato al decreto fiscale che garantisce copertura alla Finanziaria. Però, spiega, «era un esito previsto con dentro qualcosa di buono», la «compattezza» dimostrata da Forza Italia.
Lex premier, che è rimasto a Milano per motivi familiari, dovrebbe arrivare a Roma in giornata. E forse si farà vedere a Palazzo Madama per «dare manforte» ai senatori azzurri. Senza troppe illusioni: «Difficilmente Prodi andrà a casa per questa Finanziaria - ha detto ai suoi negli ultimi giorni - . Se crisi ci sarà è più probabile che vi sia più avanti, probabilmente in primavera». Su questa previsione dentro il partito sembrano essere tutti d'accordo. Diversa invece è l'interpretazione dei desiderata del Cav. In molti, ad iniziare dal portavoce Paolo Bonaiuti, sono convinti che Berlusconi auspichi la caduta dell'esecutivo il prima possibile. «Questa manovra è dannosa per gli italiani e a noi sta a cuore l'interesse del Paese - ripete Bonaiuti - e il dovere dell'opposizione è quello di far cadere questo governo, il prima possibile, aspettare non avrebbe senso».
Altri invece sostengono che in realtà Berlusconi ha tolto il piede dallacceleratore, diventando ogni giorno più cauto. I problemi infatti, in caso di caduta di Prodi, non sarebbero pochi. I dubbi dell'ex premier - secondo questa tesi - sarebbero stati rafforzati dalla visita di Francesco Cossiga a Macherio, durante la quale il presidente emerito della Repubblica ha esposto al Cavaliere gli aspetti negativi di una crisi immediata, a cominciare dalla necessità di approvare la manovra per evitare l'esercizio provvisorio. Inoltre, ogni giorno di Prodi a Palazzo Chigi è un pugno di consensi in più per il centrodestra e in meno all'Unione. Così, pur non facendo nulla per semplificare le cose a Prodi, Berlusconi si sarebbe seduto come il cinese sulla sponda del fiume in attesa che passi il cadavere del nemico. «Se dovesse cadere per divisioni interne, bene. Ma Berlusconi non cercherà la spallata anche perché non abbiamo i numeri per darla», sostiene un parlamentare di Fi.
Tanto più che per il dopo lo scenario non prevede elezioni anticipate ma un accordo per un governo ampio, istituzionale, di larghe intese, che affronti le emergenze del Paese, cambi la legge elettorale e porti con più calma lItalia alle urne. E qualche mese in più al Cavaliere «farebbe comodo», assicura un senatore azzurro.
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