Sgarbi: «Bravo Zeffirelli, ora aspetto Muti»

Dopo la prima, i programmi per il futuro: «Anche il sovrintendente Lissner è d’accordo ad avere il maestro come direttore ospite. Magari con un’altra orchestra»

Sabrina Cottone

da Milano

Il giorno dopo fiori e applausi, l’anfitrione Vittorio Sgarbi raccoglie gli sparuti cocci della prima della Scala. «Non ho buttato a terra nessun vassoio e non ho rotto venti bicchieri» si discolpa l’assessore alla Cultura di Milano, incriminato dalla stampa per aver fatto inciampare un cameriere alla cena trionfale del dopo Aida. Lui, critico per vocazione prima che per mestiere, grande organizzatore della serata, oggi difende. E non solo se stesso. Eccolo lancia in resta per l’Egitto di Verdi rivisitato da Franco Zeffirelli. «Non esiste regista che meglio di lui sia capace di interpretare Aida, che è un capolavoro del costume. Neppure Luchino Visconti, se fosse vivo, potrebbe fare meglio: era troppo chic. Invece Zeffirelli ha una predisposizione all’eccesso perfetta per Aida. E l’eccesso non è un difetto, è l’opposto del difetto» dice disteso su un divano alcova rosso pompeiano, sorvegliato con affetto dalla fidanzata Sabrina Colle.
Intenditore di signore, rende omaggio alla trasformazione di Letizia Moratti, il sindaco di Milano che si è presentata alla prima in avvolgente abito di Armani, scollato e adorno di rose in organza. Una metamorfosi che ha stupito i più e colpito anche il suo assessore: «Aveva un vestito femminile, era in abito da sera. Lei di solito ha un modo di vestire un po’ scolastico, indossa una divisa, come se volesse dimostrare di appartenere a un ordine, l’ordine delle persone serie e efficienti. Invece alla Scala era vestita da donna».
Nell’aria volteggiano note di Mozart. Sgarbi chiede di cambiare musica: «Per favore, oggi no, è troppo spiritoso. Comunque Mozart è tra i miei preferiti». Lo dimostra mentre parla del futuro della Scala, che poi coincide con il suo passato: «Ho parlato con il sovrintendente, Stéphane Lissner, e lui è d’accordo: sarebbe bello avere Riccardo Muti alla Scala come direttore ospite, così come sarebbe bello avere Claudio Abbado. Certo, la presenza di Muti porrebbe il problema del direttore che è stato sconfessato dall’orchestra, ma io propongo di farlo suonare con un’altra orchestra. Mi piacerebbe vederlo dirigere il Così fan tutte».
Insomma, viva Mozart. E a volerla dire tutta, a Sgarbi non piace Aida, gli piace l’Aida di Zeffirelli. «È un’opera scritta su commissione, una delle peggiori di Verdi, non ha momenti di autenticità. È una storiellina, la ricca e la poverina che si contendono un personaggio insignificante come Radamès. L’unica salvezza per questa trama insulsa è la magnificenza scelta da Zeffirelli. Aida o è così o non è. Forse alcuni intellettuali avrebbero preferito una messa in scena in cui una cameriera filippina contende l’uomo alla figlia di Falck o di Riva e Radamès è Tony Renis... Per me è perfetta così, altrimenti diventa la storia della signora Lucia...»
La fidanzata Sabrina, bella ed elegante in pantaloni e maglione nero, lo contrasta, lo contiene e lo accusa di essere poco sensibile alle corde del cuore: «Non è vero, Aida è un’opera bellissima. Radamès rinuncia a tutto per amore, ha un profondo senso del dovere e non è attaccato al potere. Doveva forse fare come Enea che abbandona Didone?». Sgarbi non sembra convinto però abbozza: «Meglio la Traviata. E poi noi amiamo la Bohème di Puccini, è perfetta, Sabrina recita Mimì, a me piacerebbe curarne la regia». Assessore regista? «Vedremo...». I tredici minuti di applausi fanno apparire tutto possibile.

«La Scala si è liberata, è stata una serata epocale perché ha risarcito e ricucito il rapporto tra potere e cultura». La Colle lo ammorbidisce: «Non dire potere, è una brutta parola, perché il potere opprime. Meglio la potenza, che è vita e forza vera». Lui le sorride: «Va bene, bambina».

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