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Sgarbi riammesso: «Rinviare il voto? Dipende dal Cav»

RomaL’ennesimo colpo di scena nel «serial» di maggior successo di questo fine inverno, quello delle elezioni regionali del Lazio, lo firma Vittorio Sgarbi, uno che ai colpi di teatro ci ha abituato. Ma stavolta la posizione del critico d’arte è assai poco controversa: nessuno, anzi, può dargli torto. Può chiedere il rinvio delle elezioni regionali nel Lazio perché la riammissione in extremis della sua lista (Liberal-Sgarbi) nelle province di Roma e Latina, avvenuta mercoledì sera a opera del Tar, lo avrebbe privato di buona parte della campagna elettorale. E soprattutto perché l’affissione dei manifesti elettorali all’albo pretorio, come da legge regionale del 2005, è già avvenuta lo scorso 13 marzo.
Sgarbi avrebbe individuato anche le date giuste per aprire le urne: l’11 e il 12 aprile, quando in molte Regioni si svolgeranno i ballottaggi, in modo da minimizzare il danno economico. Malgrado questa buona volontà, e malgrado il via libera della Polverini, che sostiene come candidata presidente della Regione Lazio («ci ho parlato, mi ha detto di fare come credo») il critico d’arte sa bene che la sua richiesta - che ha tempo fino alle 13 di oggi per presentare - potrebbe non piacere a tutti gli esponenti del Pdl. Per questo detta le sue condizioni con una sorta di slogan. «Se il Pdl vuole che io non faccia ricorso, Berlusconi deve dire: meno male che Sgarbi c’è!». Non un capriccio, naturalmente, ma la volontà nemmeno tanto nascosta di intercettare parte dell’elettorato che nella provincia di Roma sarà orfana del Pdl. Insomma, «soccorso azzurro», come dice nei suoi manifesti che compariranno oggi. «Del resto la mia è l’unica lista berlusconiana che si presenta nel Lazio. La lista Polverini si richiama a Fini, Storace solo a se stesso, e per quanto riguarda Udc e Pionati, beh, neanche a dirlo». Insomma, Sgarbi chiede l’appoggio convinto di tutto il Pdl e una visibilità che gli consenta in otto giorni di recuperare il terreno perduto. Anche se l’inizio non è dei più promettenti: «Mediaset mi ha negato spazio in nome della par condicio, che non deve nemmeno rispettare».
In attesa di incontrare oggi Berlusconi, Sgarbi si propone come vendicatore del Pdl affossato dalla cieca rispondenza alle regole. «La lista del Pdl - dice Sgarbi - non è stata ammessa in nome delle regole. Tu devi arrivare alle 12 e non alle 12,20? La legge dice questo? A Di Pietro piace questo? Ebbene, un tribunale mi deve dare una risposta perché io sia messo nelle condizioni di pari opportunità per fare le elezioni. Quindi non posso non chiedere il rinvio perché devo avere 30 giorni di campagna elettorale da oggi (ieri, ndr). Potremmo essere noi a decidere di non utilizzare questi venti giorni in più ma che ci devono essere concessi è innegabile». Se non è puntiglio questo...
E le elezioni regionali del Lazio piombano di nuovo nell’incertezza più totale. Anche perché non è chiaro a chi spetti la patata bollente, se cioè alla Regione che ha competenza in materia elettorale o al governo centrale. Esterino Montino, vicepresidente reggente della Pisana, ieri appariva preoccupato e conscio che la pagliuzza Sgarbi rischiava di trasformarsi in una trave bella grossa. «Siamo al lavoro per verificare le normative in materia e capire se tocchi a noi o meno decidere di un eventuale rinvio». L’idea prevalente è che alla fine si tratterà di una decisione d’intesa tra Regione Lazio e Palazzo Chigi che sarà presa nelle prossime ore. Sempre che Sgarbi non venga convinto a soprassedere, naturalmente.
Intanto ieri è stato depositato al Consiglio di Stato l’appello del Pdl per contestare la decisione con la quale mercoledì sera il Tar del Lazio ha detto per la seconda volta «no» alla riammissione della lista provinciale romana del Pdl.

L’udienza si dovrebbe tenere domani.

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