«Sgomberi a senso unico»

Stefania Scarpa

Sono stati sgomberati senza preavviso e con modalità piuttosto dure. Almeno secondo il giudizio di Giampiero Cherchi, residente nella «Casa d’Italia», lo stabile al civico 496 di via Boccea dove ieri dalle 6 di mattina le forze dell’ordine hanno provveduto a mandar via sette nuclei familiari tra cui due donne incinte e sei bambini. «Dopo aver suonato e non aver ricevuto risposta - ha raccontato Cherchi - la polizia in assetto antisommossa ha sfondato le porte di alcuni appartamenti». Lo sgombero sarebbe avvenuto in esecuzione del provvedimento di sequestro cautelativo richiesto dal proprietario dell’edificio. «Abitiamo qui da due anni - ha proseguito Cherchi - in uno stabile abbandonato da 24 anni. Abbiamo qui la residenza, paghiamo le bollette e la tassa sui rifiuti. È piuttosto singolare che oggi sia richiesto un sequestro cautelativo».
Lo sgombero ha dato il via a una giornata di proteste da parte degli sgomberati e dei militanti del centro sociale di destra Casa Pound, che si è mobilitato in difesa dei residenti. Dapprima i manifestanti si sono limitati a protestare sotto il palazzo, controllati da tre camionette della polizia e due dei carabinieri. Poi hanno bloccato il traffico davanti all’edificio e i vigili urbani sono stati costretti a deviare le vetture in transito in via Vinovo e via Orbassano, per farle tornare di nuovo in via Boccea all’altezza di Casal del Marmo. Il blocco è durato circa un’ora, con momenti di alta tensione, ed è terminato solo quando, grazie alla mediazione del consigliere comunale di An Luca Gramazio, gli sgomberati hanno ottenuto di poter rientrare negli appartamenti, sotto sorveglianza della polizia, per prendere gli effetti personali di prima necessità. Poi i militanti di Casa Pound si sono spostati nella sede del XVIII municipio, in via Aurelia 475, dove hanno occupato i banchi del consiglio. Qui hanno chiesto alle istituzioni romane di trovare alternative dignitose agli occupanti della «Casa d’Italia», e hanno girato a testa in giù la foto del presidente della Repubblica. I manifestanti hanno anche raccontato che una loro delegazione si era recata ieri mattina in Campidoglio per trattare con il sindaco di Roma, Walter Veltroni, e con il capo di gabinetto, Odevaine, che però hanno rifiutato di incontrarli. I militanti sarebbero stati cacciati dai vigili urbani dopo aver lanciato volantini all’interno dell’aula Giulio Cesare.
Di «sgomberi a senso unico» parla il presidente romano di Azione Giovani Federico Iadicicco, secondo il quale «per l’ennesima volta a essere mandati via sono solo occupanti di destra, mentre continuano a proliferare decine di occupazioni illegali dell'estrema sinistra in tutta Roma».

«La banda Action-D’Erme - prosegue Iadicicco - ha evidentemente diversi santi in paradiso se riesce a proteggere dalle istituzioni le proprie occupazioni, mentre le famiglie di Casa d'Italia Boccea, sono state sbattute in mezzo ad una strada senza aver trovato un’altra collocazione, come succede sempre negli sgomberi concordati stile Angelo Mai».

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