Porto CervoD'accordo, il divismo è morto e dei capricci delle star importa abbastanza poco, al momento. Ma nel caso di Sharon Stone, ancora bella e famosa a mezzo secolo suonato da poco e festeggiato con una sexyfoto di lei su Paris Match, ritoccata o no, comunque notevole (per il topless e per le gambe toniche), l'eccezione conferma una tendenza. «Mi sorprende essere considerata, in permanenza, una diva», celia l'attrice di Meadville (Pennsylvania), che tra sé e il proprio risicato abitino metteva nulla, in Basic Instinct, da autentica avventuriera bisessuale, pronta a basire i maschi con l'ormai noto accavallar di gambe. «Ho lavorato duro, per essere giudicata secondo le mie qualità di attrice e non rinuncio certo al mio cervello, magari perché mi vedono come una donna appariscente», puntualizza la celebrità, autentico fiore all'occhiello del Premio internazionale del cinema «Rodolfo Valentino», che alla più chiacchierata interprete degli anni Novanta stasera assegna il premio alla carriera, anche conferito a Helen Mirren e ad Alan Arkin.
Leggermente smagrita, il sorriso magnetico di sempre, teso tra sfida e seduzione, Sharon, affascinante nell'abito a sirena, con paillettes laccate di lucido nero, si è messa a disposizione della ricerca sul cancro, alla quale il premio internazionale si lega, con lo stesso entusiasmo trascinatore, che la vede battitrice d'asta in favore di svariate cause umanitarie. Aiuterà i bambini africani nati madri sieropositive in un progetto finanziato dal gruppo Damiani.
«Essere famosi? È una maratona lunghissima, a volte mi sembra quasi una gara di resistenza... Però si tratta anche di una sfida emozionante e, da quando ho cambiato alimentazione e ho preso ad allenarmi cinque volte a settimana, come fa Madonna, credo d'aver trovato il giusto equilibrio». Tra i flash dei fotografi, in Costa Smeralda fin troppo attivi, quando sull'isola vibra la corda della notorietà, la diva sembra lontana persino da se stessa e presente soltanto al suo carisma, qualità insondabile, che la porta a far ondeggiare le paillettes in piccoli scatti sinuosi e ogni volta in perfetto favore di luce. Madre singola di tre figli adottivi, due matrimoni falliti alle spalle (il primo, nel 1984, con Michael Greenburg e il secondo con il giornalista Philip Bronstein), la Stone ha fatto parlare di sé, alcuni mesi fa, perché pensava di risolvere, a botta di iniezioni di botox, un problema di graveolenza ai piedi del figlio Roan, otto anni di sudorazione eccessiva (per lei). Di fatto, la Corte superiore di San Francisco le ha tolto la custodia del piccolo, giudicando Sharon «troppo ossessionata dalla salute del figlio», al contrario del saggio ex marito, in grado di avere «un approccio più semplice al problema».
Difficile conciliare la diva, spesso in giro per il mondo (ieri la Stone è stata capace di uscire in barca, con gli amici industriali, portarsi in acque francesi e rientrare giusto in tempo per l'incontro stampa) e la donna «normale», alle prese con la routine educativa dei figli. Però questanno ha deciso di tornare al cinema: «Non si può lasciare i bambini finché sono in età prescolare, questanno i miei figli di nove, quattro e tre anni andranno tutti a scuola, così potrò dedicarmi di più al cinema. Ho in mente di girare un film a Londra a gennaio con giovani attori bravissimi, ma di più non posso dire». Lattrice ha anche parlato della sua attività di scrittrice.
Infine i ringraziamenti di rito: «Sono onorata di ricevere questo riconoscimento alla carriera, qui in Sardegna, terra che amo e rispetto da sempre», ha detto Sharon Stone.
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