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In "Shayda" tutte le contraddizioni dell'Iran Locarno senza divi, manca pure la Blanchett

Oggi la finale di un evento che paga lo sciopero hollywoodiano. Ora tocca a Venezia

In "Shayda" tutte le contraddizioni dell'Iran Locarno senza divi, manca pure la Blanchett

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Locarno - Una fine che lascia orfani. Il Locarno film festival chiude oggi con la proiezione di un film, Shayda, di grande intensità drammaturgica in cui una bambina è al centro della modesta «guerra dei Roses» tra i genitori, divisi e sull'orlo del divorzio. La coraggiosa madre, interpretata dalla giovane promessa della recitazione iraniana Zar Amir Ebrahimi, già apprezzata in un altro recente film - Holy spider di Ali Abbasi ambientato in Iran - si rifugia in un centro australiano di accoglienza per donne ma non riesce a liberarsi dal marito. Questi pretende di esercitare diritti patriarcali su di lei e cerca di far leva sulla bambina di sei anni e mezzo coinvolgendola nel braccio di ferro con il coniuge.

Un tema attuale che fotografa la realtà di un Paese in cui la donna è al centro di violente e crudeli forme di prevaricazione e ingiustizia. A Locarno l'Iran è apparso anche in un'altra opera con serie credenziali per la vittoria finale. Critical zone di Ali Ahmadzade mostra tutte le pecche di uno stato impietoso e deciso a nascondere la verità anche quando l'uso degli stupefacenti ha scopi terapeutici e non di spaccio. In sede di presentazione del film ha colpito la schiera di poltrone vuote con la presenza del solo produttore, un iraniano che da anni vive in Germania, perché il regista e gli interpreti non hanno ricevuto il permesso di superare i confini ed è stato loro ritirato il passaporto.

L'opera è piaciuta nella sua tensione drammatica e nella protesta contro il regime, si tratterà di scoprire se anche la giuria, presieduta da Lambert Wilson, avrà voglia di premiare un titolo decisamente controcorrente opponendosi alla dittatura mediorientale. I verdetti sono attesi per oggi quando i vincitori saranno proclamati davanti al pubblico che potrà assistere gratuitamente all'epilogo del festival. La politica insomma entra in modo diretto e lo ha fatto anche lasciando orfana la platea di Locarno dalla diva che oggi avrebbe dovuto chiudere la kermesse presentando appunto Shayda di cui è produttrice, Cate Blanchett.

Una defezione annunciata al secondo giorno della rassegna che l'attrice ha accompagnato da una promessa di arrivederci sul lago Maggiore perché il forfait non è legato a sterili polemiche ma alla solidarietà con il sindacato Sag-Aftra che racchiude attori, registi, sceneggiatori e autori di Hollywood. La Blanchett, da sempre impegnata socialmente e politicamente, come è dimostrato anche dal film che ha proposto in Ticino, ha preferito rinunciare all'evento a differenza di Stellan Skarsgard, David Krumholtz e Bob Byington, presenti in sede di promozione delle loro opere ma attenti a non rispondere ad alcuna domanda non inerente al contesto preciso.

Una mobilitazione che continua a produrre effetti con la sospensione dell'assegnazione degli Emmy award per la televisione. La cerimonia è stata posticipata al 15 gennaio 2024 sempre che, per allora, le rivendicazioni siano giunte a una svolta.

Adesso toccherà a Venezia restare con il fiato sospeso perché quello del Lido è il prossimo appuntamento in calendario a rischiare defezioni e ritorsioni da artisti e autori americani che stanno dimostrando grande compattezza nel contrastare la normativa dell'uso dell'intelligenza artificiale che ne penalizza fortemente l'impiego.

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