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«Shevchenko? Non è mai stato sul mercato»

Paolo Marchi

da Milano

Vince il Diavolo, Kakà pareggia i conti con Vieira e Serginho completerà la riscossa brasiliana contro una Juve che alla lunga perderà partita ma anche Nedved e Buffon dopo essersi dimostrata per un tempo ben più squadra in un match che non sarà mai un’amichevole. In palio il trofeo «Luigi Berlusconi», l’occasione per guardarsi, annusarsi, studiarsi con tre settimane di lavoro in più nelle gambe rispetto alla scampagnata di Trieste per un triangolare con l’Inter.
Milan secondo programmi della vigilia, con la difesa a tre Cafu-Stam-Maldini, e davanti Vieri in tandem con Shevchenko, Juve che recupera uno dei due acciaccati di Napoli, Zebina, con Camoranesi in panchina. Imperativo di Capello aumentare l’intesa a centrocampo tra Emerson e Vieira, tenuto conto del movimento di Nedved rispetto al quale deve essere preciso, in attacco, Trezeguet più che Ibrahimovic, che gioca assecondando se stesso più che gli schemi.
Purtroppo per Capello la prova durerà giusto un quarto d’ora. Maldini in scivolata senza cattiveria sul ceco per bloccarlo, Pavel che cade scomposto e resta a terra. Medico, barella, paura per la caviglia sinistra, distorsione da valutare a freddo per la prognosi. Dopo qualche minuto di cure, raggiungerà lo spogliatoio pian piano zoppicando. Al suo posto, out destro, Mutu, tosto e secco nei movimenti. Sa di non partire titolare, ma ha voglia di far cambiare idea a Capello che, rispetto ad Ancelotti, parte con diverse certezze, ma anche con due infortuni in più.
Buffon (ko nella ripresa, spalla destra lussata, è andato in ospedale e non in Nazionale) più vispo e presente di Dida (al 7’ pt va coi pugni per respingere una saetta di Ibra, sbaglia il tempo e la sassata lo colpisce in pieno volto). Difesa da ammirare quella bianconera, da rifondare quella milanista. I tre della metà iniziale sommano 105 anni, roba da villa arzilla: Cafu 35, Stam 33 e Maldini 37. Si è salvato solo il brasiliano (bello il lancio per Vieri al 13’). L’olandese terrà in gioco Ibrahimovic al 7’ e il capitano farà altrettanto con Vieira al 20’. Sul lancio di Zebina, Paolo resta sul posto e per il francese, mai capito a Milanello, è semaforo verde per l’1-0. Il quesito è forse irrispettoso ma attuale: che garanzie può dare Maldini per l’intera stagione? Non sarà solo una questione di off-side non seguito, è che Paolo scatta con una frazione di ritardo mettendo in difficoltà i compagni come sul palo di Ibra al 31’. Non si rischia una riedizione del Baresi ’97?
E se il centrocampo della Signora verticalizza più di quello milanista, molto cambierà nella ripresa quando la difesa passerà a 4 con Nesta per Maldini e Kaladze a sinistra, e, soprattutto, Gilardino rileverà Vieri, appena più decente di un addormentato Trezeguet. Grazie al movimento dell’ex gialloblù, Pirlo avrà un terminale per le sue giocate e Shevchenko più spazio nonché un partner per duettare come sul pareggio al 7’: apertura di Seedorf (fuori Gattuso) sulla destra, Sheva in mezzo per Kakà, rasoterra al volo e gol. Tre minuti e si rompe Buffon in uscita su Kakà e il Milan prende il sopravvento contro Del Piero statuina e una Juve ormai sfilacciata. Rui Costa, Seedorf, Gila... hanno autostrade in cui divertirsi e da un lancio di 40 metri di Rui Costa (suo un palo al 29’), Serginho (out Sheva) al 32’ vola a firmare il 2-1.

Il Berlusconi finirà in maniera opposta a com’era iniziato.

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