Omicidio colposo e arresti domiciliari per la morte di Paola Caputo. Questa la decisione del giudice nei confronti dell’ingegnere romano, Soter Mulè, 42 anni, al termine dell’udienza per la convalida dell’arresto di sabato scorso. A mitigare la prima accusa di omicidio preterintenzionale il gip Marco Mancinetti.
Il professionista, esperto di tecniche di bondage, assieme alla vittima e a un’amica, Federica F., 24 anni, ricoverata in ospedale, aveva passato la serata di venerdì in un locale sulla via Casilina. I tre avevano bevuto e assunto sostanze stupefacenti. Successivamente erano entrati nel parcheggio riservato all’Agenzia delle Entrate Roma 3 e all’Enav, l’Ente Nazionale Assistenti di Volo dove lavora la 24enne, in via di Settebagni. Qui il terzetto mette in atto un gioco erotico, lo Shibari. A legare le due giovani lo stesso Mulè, appendendole su una trave alta due metri in una sorta di bilancia umana. "Erano consenzienti", si è difeso davanti agli inquirenti prima, al gip dopo, Mulè. Federica, però, sviene e il peso del suo corpo strangola Paola. Il professionista le soccorre, afferra un coltello e taglia i legacci. Subito dopo è lui ad avvertire i soccorsi e la polizia. Ma è troppo tardi. Quando arrivano i sanitari del 118 Paola è priva di vita, l’altra sotto choc.
Il gip ha derubricato la prima accusa del pm in omicidio colposo in considerazione del fatto che le ragazze erano, come dichiarato dallo stesso Mulè, consenzienti. I tre frequentavano assieme un corso di Shibari e altre volte si erano incontrati per provare le tecniche di legatura apprese a lezione.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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