LO SHOW DI «ANNOZERO»

Vi fareste spiegare il senso della politica (e magari della vita) da uno che vi dà appuntamento per il pomeriggio, poi vi manda a dire che arriverà in ritardo e alla fine non si fa nemmeno vedere? Decidete voi. Marco «so tutto io» Travaglio era atteso ieri nel pomeriggio da ragazzi e professori dello storico liceo Mamiani di Roma per una lezione. Tornati appositamente a scuola dopo pranzo, lo hanno atteso per un’ora. Inutilmente. Finalmente, bontà sua, arriva la comunicazione che l’incontro è annullato. «Grande delusione tra docenti e studenti» si leggeva in serata in un’agenzia. Ma nessun cenno a chi fosse venuta la bella idea di far salire in cattedra Travaglio. E in nome di cosa. E soprattutto di giovedì, il giorno dedicato al suo solito predicozzo in prima serata Rai, guidato dalla bacchetta del gran direttore Michele Santoro.
Ma ieri la star di Annozero doveva essere un’altra. Vauro Senesi in (arte?) Vauro, di ritorno dopo una puntata di sospensione affibbiatagli per la vignetta sull’aumento di cubatura dei cimiteri dopo il terremoto in Abruzzo. Più lugubre e di cattivo gusto che politicamente scorretta, come la satira rivendica di dover essere. E nessuno glielo nega. A patto che sia scomodo sberleffo ai potenti e non facile insulto ai morti. Pagina girata e ieri ingresso trionfale in studio per il pennarello più «rosso» che c’è mano nella mano con Santoro. Applauso a cui il vignettista risponde con un po’ di commozione. Lui che, grazie a questa polemica, è stato miracolato da una popolarità mai fino a oggi conosciuta.
Reso omaggio alla vittima della nuova santa inquisizione, di cui per la verità nessuno s’accorge, Santoro parte con il suo solito tormentone: «Comunque la pensiate ben trovati». Che detto da lui, notoriamente poco amante di chi lo contraddice, fa davvero strano. E strano è anche l’abito da martire che si ostina a vestire visto che ieri, come lui stesso annuncia, metteva in scena la ventisettesima puntata di questa nuova stagione del suo immutabile show. Il titolo? «Il Paese dei manganelli». E il bersaglio è subito chiaro. Direttore, giornalisti e lettori del Giornale, rei di aver denunciato che una sua puntata costa 220mila euro. Il corrispondente di 2.046 abbonamenti alla Rai. Incassa molti euro di pubblicità? Nessuno l’ha mai negato. Nemmeno quei cattivoni del Giornale. Basta? No. Come un manganello è usato anche Indro Montanelli, a cui nemmeno il centesimo anniversario della nascita risparmia l’onta di essere usato come un corpo contundente contro Silvio Berlusconi. I direttori Maurizio Belpietro, Paolo Mieli ed Enrico Mentana resistono.

Travaglio continua a fare il maestrino: parla di fatti sparati dalle bugie. Indica le pagliuzze. È sicuro, nel suo occhio non c’è trave. Poi è solo Vauro show. Senza nessuna censura. Come sempre. Ma non ci contate, non smetteranno di lamentarsi. Altrimenti anche il loro share crolla.

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