RomaAngelo Balducci dà forfait. Dal carcere di Regina Coeli annuncia le sue dimissioni da presidente del Consiglio superiore dei Lavori Pubblici con un telegramma indirizzato al ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Altero Matteoli. La decisione del funzionario, coinvolto nellinchiesta fiorentina sul G8 della Maddalena e arrestato il 10 febbraio scorso, riceve lapprezzamento di Matteoli che augura a Balducci di chiarire presto la sua posizione.
Niente di clamoroso in questo gesto, assicura lavvocato Roberto Borgogno. «Le dimissioni erano state annunciate da Balducci fin dal giorno dellarresto e sono mirate a permettergli di difendersi più tranquillamente dalle accuse», commenta il legale che respinge lipotesi che la scelta del suo assistito sia legata al parere negativo alla scarcerazione che i magistrati fiorentini danno al gip. I magistrati notano appunto come non risulti che «gli indagati pubblici ufficiali» abbiano lasciato i loro incarichi. Balducci si è dimesso per facilitare la sua uscita dal carcere? Lavvocato nega: «Fin dallarresto Balducci aveva in animo di lasciare».
Resta sicuramente in carcere Fabio De Santis, il funzionario della Ferratella arrestato pure lui il 10 febbraio scorso. Il tribunale del riesame di Firenze ha rigettato il ricorso.
Mentre linchiesta va avanti lEspresso denuncia lesistenza di una, anzi due, buste misteriose intorno alle quali poi si scatena pure un aspra polemica con il governo. In un video (consultabile sul sito www.espresso.it) il giornalista Fabrizio Gatti mostra una busta sigillata con tanto di timbri della presidenza del Consiglio e una data scritta a penna, 7 dicembre 2007. Nel video il giornalista apre la busta e ne mostra il contenuto, ovvero la lista delle imprese che avrebbero vinto gli appalti per i lavori del G8 alla Maddalena molto tempo dopo. Nellelenco viene citata la Triumph di Maria Criscuolo. Poi sotto il titolo Pacchetto Bertolaso si fanno i nomi di Figliolia, Fiori, Molinari, Balducci e dellingegner Rinaldi. Gatti spiega che le buste sono due e sono state sigillate entrambe in quella data da «un alto ufficiale dellesercito, in servizio alla presidenza del Consiglio». A Palazzo Chigi dunque, prosegue lEspresso, si sapeva già chi avrebbe ottenuto gli appalti da milioni di euro. Per questo lalto ufficiale avrebbe deciso di mettere nero su bianco lelenco degli imprenditori, di stamparne due copie e di chiuderle poi in due buste sigillate con nastro adesivo. Poi le avrebbe timbrate, firmate e infine plastificate. Una copia sarebbe stata consegnata attraverso la sua segreteria al capo Dipartimento Innovazione e Tecnologie, del ministero della Pubblica amministrazione, Renato Brunetta. La seconda busta, ancora sigillata, invece sarebbe arrivata allEspresso.
Subito arriva la smentita di Renzo Turatto, appunto il capo Dipartimento per la Digitalizzazione. Mai ricevuto buste «profetiche», scrive Turatto, che invita lEspresso a verificare le notizie prima di pubblicarle. Ma poco dopo sul sito dellEspresso appare la controreplica di Gatti che scrive: «Il dottor Turatto conferma che la lettera non è stata protocollata».
Si dimette luomo degli appalti «Devo lasciare per difendermi»
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