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Si opera per tornare magra Muore dopo 7 mesi d’agonia

LecceÈ morta tre giorni fa nell’ospedale Vito Fazzi di Lecce, a distanza di sette mesi da quell’operazione che avrebbe dovuto farla tornare una donna «normale». Si sentiva prigioniera del suo corpo, voleva dimagrire e per questo si era sottoposta a un intervento chirurgico al «Gemelli» di Roma. Luigia Stifani, 48 anni, di Galatina, centro a pochi chilometri dal capoluogo salentino, invece ha smesso di respirare dopo una lunga agonia. Il marito, Giuseppe Oronzo Serafino, ora ha deciso di rivolgersi alla magistratura e tramite il suo avvocato, Umberto Leo, ha presentato un esposto in Procura sostenendo che il decesso è stato provocato da un’infezione dopo l’intervento chirurgico.
La procura di Lecce, naturalmente, ha aperto un’inchiesta. Il magistrato inquirente, il sostituto procuratore del tribunale Francesca Miglietta, ha disposto l’autopsia affidando l’incarico al medico legale Roberto Vaglio. Gli inquirenti vogliono accertare le cause della morte e intendono acquisire tutte le cartelle cliniche che riguardano il percorso ospedalieri della donna.
Luigia Stifani, due figli, era affetta da una forma di obesità invalidante: pesava 130 chili e aveva quindi deciso di curarsi sottoponendosi a un intervento di riduzione dell’intestino per perdere peso. Insomma, sperava, in una nuova vita. Per questo si era rivolta agli specialisti del «Gemelli» di Roma e nel giugno scorso era andata sotto i ferri.
La quarantottenne sperava di aver risolto il problema. Che finalmente fosse la volta buona. E in effetti sembrava fosse andato tutto bene, il decorso post operatorio era andato avanti regolarmente e dopo una degenza di quindici giorni i medici l’avevano dimessa prescrivendole solo una dieta ferrea da seguire una volta tornata a casa.
Ma a novembre i primi problemi. Luigia Stifani comincia a star male: accusa crampi, dolori lancinanti alla pancia, inutile il ricorso ai sedativi. Un calvario fatto di continue entrate e uscite dagli ospedali, da quello di Galatina fino, nuovamente, al Gemelli dal quale viene dimessa definitivamente dopo due mesi di ricovero alla fine di gennaio. Secondo i medici era guarita.
Eppure il malessere non era scomparso, i dolori non le davano tregua e la 48enne questa volta, ormai allo stremo, si è presentata al centro specializzato più vicino. Così è stata ricoverata al «Vito Fazzi» di Lecce, dove è stata sottoposta a una Tac e dall’esame - viene sostenuto nell’esposto - sarebbe emersa la presenza di un’infezione che aveva compromesso diversi organi addominali.
Purtroppo era ormai tardi e per la donna non c’è stato più niente da fare: Luigia Stifani è morta mercoledì sera.
Disperato il marito che a questo punto si è rivolto a un avvocato e poi alla magistratura.


Adesso gli inquirenti stanno ricostruendo il calvario della donna: i primi elementi decisivi potrebbero emergere già dall’autopsia, ma gli investigatori intendono anche esaminare con estrema attenzione le cartelle cliniche.

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