(...) e il mondo reale. Fra il mondo delle agenzie di stampa, delle dichiarazioni dei politici e delle polemiche ad uso «apparizione di trenta secondi al telegiornale della sera» e il mondo vero. Il mondo delle famiglie, degli anziani, dei bimbi. Il mondo.
Insomma, tutti a parlare della De Amicis. Dove i bimbi che partecipavano alla giornata di letture di favole gay erano tre. Quattro secondo altre fonti. Subito fuori, senza nemmeno bisogno di cambiare marciapiede, bastava alzare la testa. Bastava guardarsi attorno.
E attorno cerano non tre, non trenta, non trecento, non tremila, ma trentamila bambini in un giorno, forse centomila in tutto. Felici, con negli occhi lo stupore, come solo i bimbi sanno avere. Entusiasti e orgogliosi di aver affrontato il ponte tibetano che fa tremare noi papà anche solo a vederlo. Divertiti nel cimentarsi con il calciobalilla umano e emozionati nel salire sui cavalli. Petto in fuori nel ritirare la maglietta dellUnione Sportiva Pontedecimo per lottimo tempo registrato nella prova a cronometro in bicicletta. Bagnati di emozione e di schizzi dacqua per essersi cimentati nelle prove da sub e da canottieri e bagnati di sudore per aver provato i vari sport dellarea di fronte al Museo Luzzati, dal baseball alla pallavolo. Oppure, semplicemente, felici per aver realizzato un portachiavi plastificato in diretta ai banchetti davanti alle prove di tiro con larco o perchè avevano regalato loro latte, acqua e creme al cioccolato.
Tutto questo è stato possibile soprattutto grazie alla Fondazione Carige. Soprattutto grazie al vicepresidente Pierluigi Vinai. Soprattutto grazie a una struttura che, lo scorso anno, appassionava tanto gli appassionati di scandali dellinformazione genovese a testate unificate (tranne noi, ça va sans dire).
Io me ne sono accorto. Ma forse perchè sono andato come papà, non come giornalista.
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