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Si ritira Daschle, la squadra di Obama decimata dai guai col fisco

Quando entrò in carica, Barack Obama annunciò «l'avvento di una nuova era; quella della responsabilità», di un governo finalmente etico, trasparente, corretto. Ma la scelta dei collaboratori non è evidentemente una delle sue virtù migliori, perché in una sola giornata ha perso ben due ministri e per la stessa ragione: problemi con il fisco.
Al mattino si è dimessa Nancy Killefer, che avrebbe dovuto essere la zarina per la moralizzazione della spesa pubblica con un incarico creato su misura, quello di garante dell'efficacia delle misure economiche. Al pomeriggio se n’è andato il ministro della Sanità, Tom Daschle. A onor del vero si sono dimessi prima ancora di entrare in carica, smascherati dalla Commissione del Senato incaricata di vagliare le loro candidature; come era già avvenuto qualche settimana fa con Bill Richardson, il governatore del New Mexico, scelto per il dicastero del Commercio estero e costretto a rinunciare per sospetta corruzione in una vicenda di appalti.
Tre casi in poche settimane. Decisamente troppi. E imbarazzanti per il nuovo presidente degli Stati Uniti.
Il peccato della Killefer è veniale - per un anno e mezzo si è dimenticata di pagare i contributi e le tasse della sua collaboratrice domestica -, ma disastroso per l’immagine della nuova Amministrazione. La signora fino a pochi giorni fa dirigeva l'ufficio di Washington della società di consulenza aziendale McKinsey & Co e questa credenziale a molti era parsa perlomeno inopportuna per chi avrebbe dovuto interpretare più di ogni altro ministro il nuovo corso obamiano. Già, perché a lei sarebbe spettato il compito di esaminare «riga per riga» le voci di spesa nel budget dello Stato eliminando sprechi e abusi. E invece torna a casa. Dalla colf. E Obama si trova con un buco nell’organico. Anzi, con due buchi; perché l’addio di Daschle, che avrebbe dovuto trasformate il sistema sanitario, è politicamente pesantissimo. E la sua inadempienza tutt’altro che veniale.
L’ex leader democratico del Senato ha evaso oltre 120mila dollari di tasse e si è dimenticato di dichiarare, tra i benefit, l’auto di lusso con l’autista che la società di consulenza per la quale lavorava gli aveva messo a disposizione. Si supponeva che potesse farla franca, anche perché un altro ministro era incappato in un infortunio analogo. E che ministro: quello del Tesoro Timothy Geithner. Ma per una somma molto inferiore, 25mila dollari, «scordati» quando lavorava per il Fondo monetario internazionale.
Daschle ha risarcito il fisco con 140mila dollari, pagando gli interessi e fino a ieri mattina si pensava che potesse essere confermato. Ma la rinuncia della zarina ha affossato le sue speranze: non era immaginabile che restasse in sella se la sua collega rinunciava per un’omissione molto meno grave.
Il problema è che Obama, fino all’ultimo, lo ha sostenuto a spada tratta. «Sono assolutamente dalla parte di Daschle», aveva dichiarato lunedì, spiegando che i problemi fiscali erano stati «identificati e risolti». Non era così, evidentemente, e, sebbene la popolarità di Barack resti alta, queste vicende lasceranno il segno. Come moralizzatore è sempre meno credibile.
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