Si schizzano nudi nell’autolavaggio: per tre giovani bravata con denuncia

Finisce in gazzarra una notte troppo alcolica All’arrivo dei carabinieri: «Che facciamo di male?»

Completamente nudi, si spruzzano acqua saponata in un autolavaggio sulla via Aurelia. Mancava loro soltanto la fase quattro, il risciacquo finale compreso di brillantante, per uscire dalla stazione di servizio puliti e «lucidati» a dovere. Invece sono stati beccati dai carabinieri di Civitavecchia con ancora la lancia in mano e denunciati alla Procura del posto per «atti osceni in luogo pubblico».
Sarà stata la serata afosa, qualche bicchiere di troppo mandato giù e la voglia di trasgressione. Certo che a un gruppo di tre ragazzi di 22 anni la goliardata è costata una nottata in caserma. Con tanto di ramanzina e denuncia da parte dei carabinieri. E così, passata la sbronza, a Giovanni B., Marco L. e Tommaso C. non è restato altro che tornarsene a casa. Doppiamente strigliati. «Tre bravi ragazzi - commentano i militari della compagnia di via Giuliano da Sangallo - ma che l’altra notte, dopo aver trascorso la serata in un locale sulla spiaggia, hanno deciso di concludere l’uscita con una sciocchezza». Della cui gravità probabilmente non si sono nemmeno resi conto.
Siamo a pochi passi dal porto turistico «Riva di Traiano», sono le 4 del mattino di domenica. L’automobile di Giovanni, con i quali i tre hanno scorrazzato per tutta la serata, è in riserva: urge il rifornimento di benzina. Il distributore vicino ha le luci accese, la «gazzella» dei carabinieri, appostati per un posto di blocco, pure. Ma i tre, probabilmente storditi da birre e superalcolici, non se ne accorgono. Riempito il serbatoio dell’utilitaria, a qualcuno viene l’idea di lavarla al self service prima di riconsegnarla al legittimo proprietario, un genitore. I tre quindi inseriscono le monete e cominciano a lustrare la carrozzeria. Uno schizzo di troppo e scatta l’idea: «Togliamoci i vestiti e laviamoci anche noi», propone uno. Detto fatto.
Via le magliette, calzoncini, mutande e infradito. I tre si spogliano e, come mamma li ha fatti, cominciano a schizzarsi acqua ridendo a crepapelle. Una donna fa rifornimento a pochi metri, li vede e scappa terrorizzata. Il gruppetto continua come se niente fosse. In pochi minuti scoppia una baraonda che non sfugge ai carabinieri impegnati nei controlli su strada con l’etilometro.
La «radiomobile» lascia la postazione e si precipita nell’area di servizio. I tre inizialmente non si accorgono dei nuovi arrivati e non si fermano. Inseriscono altre monete passandosi, di mano in mano, la lancia ad alta pressione. Alla vista dei militari non possono far altro che «arrendersi», asciugarsi alla bell’e meglio e rivestirsi. «Che abbiamo fatto di male? I soldi li abbiamo messi», si giustificano.

All’alba, dopo una ricca colazione, tornano in sé. Troppo tardi. «Li abbiamo denunciati in stato di libertà - spiega il capitano Mauro Izzo, comandante della compagnia Civitavecchia - per aver commesso atti contrari alla pubblica decenza».

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