Milano - Mamma Rosa è morta. La signora Bossi Berlusconi si è spenta poco prima delle tredici nella sua abitazione milanese in viale San Gimignano. Accanto a lei c’erano i figli Silvio, Paolo e Maria Antonietta e i nipoti che da quindici giorni, dall’improvviso peggiorare delle sue condizioni, si alternavano per non lasciarla mai sola. «Sin quando è rimasta lucida, ci ha detto cose bellissime e ci ha ripetuto di non preoccuparsi perché, lei, era sicura di andare in Paradiso e da là pregare per noi», dicono dalla famiglia.
Ricordo di chi ha scelto per l’ultimo addio «funerali in forma strettamente familiare e privata nella giornata di martedì». E proprio in quello «strettamente privato», è racchiuso il peso, il dolore per la perdita di una donna piccola e forte morta con il rosario in mano.
«Si è preparati a quello che prima o poi deve accadere ma... » c’è il senso del vuoto che, adesso, impedisce di completare il pensiero al figlio Paolo il quale si vede portare via un pezzo di vita vissuta sempre all’insegna della gioia, della semplicità e della gentilezza per 97 anni. Un dono «di valori personali che Dio le ha profusi e che lei, la signora Rosella, ha trafficato facendone parte a parti» racconta don Marco Melzi che, in questi giorni, ha trascorso con mamma Rosa alcune ore di preghiera. «Ricordi di un passato denso di prove che, talvolta, solo la fede riesce a superare, la speranza a sostenere e la carità a valorizzare» aggiunge l’anziano sacerdote.
Parole, «belle parole» come quelle che mamma Rosa ha avuto per «tutti quelli che le sono stati vicini» confida una nipote, mentre da un fax arriva ancora una preghiera, un foglio con un’invocazione alla Madonna. «È stata una grande donna, nostra mamma»: «Ci ha detto e ripetuto che dopo il giorno c’è la notte e che, lei, ha avuto una lunga giornata e, quindi, di stare sereni. Anche lei pensava che dovesse finire così, in modo naturale» dice Silvio Berlusconi, «e noi siamo sereni». Aggettivo che si respira al sesto piano di quello stabile in zona Bande Nere-Lorenteggio, periferia ovest di Milano, dove «lei ha rassicurato noi, ci ha regalato ancora tante speranze».
Tutti lì, insieme, figli e nipoti, per portarsi via un ricordo, un volto da accarezzare e una mano da stringere. Con loro anche la fedele dama di compagnia Giuliana, che ha seguito mamma Rosa passo passo negli ultimi anni e nella dolcezza amara di quest’ultime due settimane. Quindici giorni vissuti con una certezza medica - «non ci sono particolari terapie che si possono mettere in atto oltre a quello del sostegno» - e il lento assopirsi, la perdita di coscienza, in attesa che «l’anima lasci il corpo e vada in Paradiso, a pregare per noi assieme a papà Luigi» confidavano i familiari ai cronisti.
Memorie per i taccuini, dove non si ritrovano i virgolettati della politica: le vicende nazionali sono rimaste fuori, lontane da quell’appartamento arredamento sobriamente dove, all’ingresso, c’è la Madonna di Alceo Dossena. Un dono di Silvio. Lui, il Cavaliere identifica così i personaggi di quel bassorilievo scolpito nel 1936: «Il bambinello che porge una rosellina sono io, mentre tu sei la Madonna». È illuminata la Madonna con ai piedi un cesto di rose bianche. C’è silenzio nel salotto dove la nipote Marina aspetta il fratello Piersilvio che dà l’ultimo saluto alla «sua» nonna. Ci sono anche Alessia, Luna e Billy che, senza forse, non vorrebbero mai andarsene: di là, in quella stanza d’angolo, c’è nonna Rosa, «che ci dà tanta forza». Tutti attorno a lei, consapevoli come recita una lirica di Rosamunde Pilcher, a lei assai gradita, che «la morte non è niente, non conta» perché «io sono solo andata nella stanza accanto».
Comunque, state sereni, perché «vi sto soltanto aspettando da qualche parte, molto vicino, appena svoltato l’angolo».Martedì i funerali in forma strettamente familiare e privata ad Arcore, poi la tumulazione al Monumentale di Milano, ultima dimora per Mamma Rosa.
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