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Si sveglia e sgozza nel letto figlio e marito

Orrore alle porte di Milano dove una filippina, in crisi depressiva, ha massacrato la famiglia prima di tentare il suicidio tagliandosi le vene dei polsi. La donna ha colpito con diverse coltellate anche la sua bambina di sette anni: la piccina è in prognosi riservata ma dovrebbe salvarsi

Si sveglia e sgozza nel letto figlio e marito

Melegnano (Milano) - Quando i colleghi di lavoro hanno bussato alla porta della famiglia Lleva, la piccola Babhy Rea, 8 anni, ha trovato la forza di girare la maniglia. Mostrando una scena da film dell’orrore. La piccola era coperta di sangue dalla testa ai piedi, come la mamma Teresita, 33 anni, riversa a terra ancora viva. Wilson, 41 anni, il padre e il fratellino Brian Darel di 10 anni, erano invece stesi sul letto: morti.
All’inizio si fanno le più disparate ipotesi, poi in breve emerge la verità: è stata la mamma che ha infierito con un coltellaccio da cucina sul marito e i figlioletti. La donna l’anno scorso era caduta in una profonda depressione e aveva tentato il suicidio. Poi un viaggio alle Filippine, la cura in un ospedale e l’apparente guarigione. Due mesi fa invece il male si è presentato ancora in tutta la sua ferocia.
La tragedia si è consumata ieri, probabilmente di prima mattina, in un bilocale all’interno di un capannone della zona industriale di Melegnano, 25 chilometri a sud est di Milano. All’inizio di via Santi si trova infatti la «Seletcion Top», azienda specializzata nella commercializzazione di beni di largo consumo, dai cosmetici ai prodotti per la casa, dai cerotti alle lampadine. Qui nel 2004 si era infatti installata la famiglia Lleda, tutti regolari e da anni in Italia, quando Wilson era stato assunto come custode.
«Mamma mia il povero Wilson - racconta ora Maria Luisa Fazioni, dipendente della ditta Lemm, dall’altra parte della strada -, era sempre così allegro, sorridente, cordiale. Un gran lavoratore, non stava mai fermo: tagliava l’erba o puliva le vetrate oppure lavava l’auto. La moglie era molto educata ma un po’ più riservata. E da un paio di mesi soffriva di una forte depressione. Me l’aveva confidato proprio lui, un giorno che abbiamo scambiato due chiacchiere. Stava andando dal meccanico per vendere la sua bicicletta da corsa. Non aveva più tempo per andare a pedalare».
Wilson era preoccupato per le condizioni della moglie, anche se mai avrebbe immaginato un simile epilogo. In base alle prime ricostruzioni la donna avrebbe colpito con un coltellaccio da cucina i familiari da poco svegliati. Poi ha aperto il gas e si è tagliata polsi e gola. La dinamica esatta potrà essere chiarita solo quando la donna, o la bambina (ricoverata in gravissime condizioni) si riprenderanno e potranno raccontare la successione degli eventi.
Di sicuro si sa solo che verso le 9 i dipendenti della «Selection» si allarmano perché non vedono ancora Wilson. Uno di loro sale, bussa, poi suona. Avverte odore di gas, scende per consultarsi con gli alti. Sale una seconda dipendente, ribussa e questa volta l’uscio si apre. È la piccola Babhy coperta di sangue a girare la chiave. Sui due lettini in soggiorno, dove di solito la piccola dorme insieme al fratellino, i cadaveri di Brian e Wilson, entrambi con la gola tagliata. L’uomo ha delle ferite alle mani e alle braccia. Ha cercato fino all’ultimo di difendersi. A terra la donna. Viene lanciato l’allarme. All’inizio si teme siano tutti morti, si pensa a una strage commessa da una quinta persona. Anche perché i casi di omicidio-suicido in famiglia commessi da donne sono piuttosto rari. Poi un po’ alla volta emerge la verità, sembra anche grazie a qualche parola mormorata dalla donna. È stata lei, ha colpito i famigliari per poi aprire il gas e tentare il suicidio.
Teresita finisce alla clinica Humanitas di Rozzano, le sue condizioni non sono gravi, in serata verrà dichiarata fuori pericolo. Un elicottero porta invece la bimba all’ospedale di Niguarda: ha profonde ferite al torace e alla gola. Viene operata d’urgenza, prognosi riservata. Più ottimista il bollettino medico delle 18 che parla di «parametri vitali stabili».

Dovrebbe salvarsi anche lei.

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