Politica

«Si vuole la testa di chiunque sbagli Mai quella dei pm»

Daniela Santanchè prende la parola e a Pomeriggio 5 cala il gelo.
«L’ho detto e lo ripeto: dopo la vicenda della piccola Yara, i magistrati dovrebbero dimettersi».
Lei strumentalizza un fatto di cronaca nera per sferrare un attacco alla magistratura a pochi giorni dalla riforma annunciata da Berlusconi.
«La strumentalizzazione è non vedere che, per il timore che il premier se ne possa avvantaggiare, si vuol boicottare una riforma che non solo è necessaria, ma urgente».
Ma che cosa avrebbero dovuto fare i magistrati che cercavano Yara, scusi?
«Se avessero impiegato per le ricerche le stesse risorse e tecnologie che hanno speso per indagare sulle ragazze dell’Olgettina, forse Yara sarebbe ancora viva».
Sottosegretario, non esageri.
«Esagero, invece! Se la sono presa con i volontari che cercavano quella povera ragazzina, che invece sono eroi. Hanno accusato persino la comunità di Brembate di essere omertosa, senza capire che la gente del Nord è fatta così, ha il riserbo del dolore».
La riforma che il Consiglio dei ministri si accinge a varare giovedì toglie al pm il potere di indirizzo sull’attività della polizia giudiziaria.
«I giornali di sinistra l’hanno presentato come un fattore negativo, e invece finalmente la polizia giudiziaria sarà autonoma nelle indagini! E vogliamo parlare della certezza della pena?».
Vabbè, quella è utopia, mica ci riuscite.
«La comunità di Yara deve sapere che se pure prenderanno l’orco, quello non sconterà che un terzo della pena, perché l’ergastolo ormai ce lo siamo dimenticati. Per non parlare dei permessi, magari il primo per andare al funerale del padre e il secondo per andarlo a trovare in ospedale, eh?».
Succede. È successo.
«Non deve più succedere. Lei se lo ricorda il referendum con cui gli italiani si espressero a favore della responsabilità civile dei magistrati?».
Correva l’anno 1987.
«Ecco. Con un pastrocchio la politica fece ricadere la responsabilità non sul magistrato ma sullo Stato, ribaltando la volontà popolare. Tradotto: paghiamo noi i loro errori».
La riforma prevede un’Alta Corte che giudichi le toghe che sbagliano.
«Di laici, più che togati. Perché oggi chi giudica i giudici? I giudici del Csm. Lo avete scritto voi: su 1010 procedimenti disciplinari in sette anni, ci sono state solo sei rimozioni».
Quindi?
«Siamo o non siamo il paese delle dimissioni?».
Delle richieste di dimissioni, forse.
«Tutti chiedono le dimissioni di tutti. A Berlusconi per il Rubygate, a Bondi perché è crollato un muro marcio a Pompei, a Rosi Mauro per la gestione dell’Aula al Senato, a Calderoli...»
Ferma, pietà!
«E allora perché non si possono chiedere le dimissioni dei magistrati e dei procuratori? Li ha toccati la mano di Dio? Io non ci sto. E le dirò di più».
Se deve...
«Da esponente del governo, ai ministri dico: questa volta andate avanti, fate la riforma as-so-lu-ta-men-te».
Ma annunciando una «riforma epocale» Berlusconi si attira i sospetti di voler salvare se stesso.
«È il contrario! Dicono che noi siamo pilotati dal premier. Ma sono certi procuratori che sono pilotati dai capi dei partiti di sinistra. E se non facciamo questa riforma per paura di attirarci critiche, ne risentirà la povera gente. Ma a lei pare normale che esista una procura che dice: priorità assoluta a Ruby? Io voglio la priorità assoluta per Yara, per Sara Scazzi!».
Beh ma non è nemmeno normale tentare di vietare le intercettazioni, per dirne una.
«Senza intercettazioni molte inchieste non potrebbero procedere, è vero».
E capisce che la «povera gente» di cui parla lei si farebbe ascoltare volentieri, se serve a inchiodare dei criminali.
«Infatti noi non vogliamo vietare l’istituto delle intercettazioni, ma solo l’abuso».
E la possibilità di pubblicarle.
«Ma certo! Le nostre libertà individuali, la riservatezza delle conversazioni, della posta e del domicilio, sono sempre più ridotte. Ormai siamo tutti preoccupati di parlare al telefono...»
Lo nomini e il telefono squilla.
«Sì, scusi, rispondo, è mio figlio. Pronto? Sì, fra poco vengo a casa. Va bene, puoi studiare prima che partiamo... Sì, sei in festa, invita pure gli amici, dimmi solo se devo preparare la cena, sì, ciao, arrivo. Eccomi. Dicevamo?».
Dicevamo della privacy...
«Stiamo lasciando ai nostri figli un Paese da stato di polizia. E poi prenda il Rubygate».
Un’inchiesta a caso.


«La procura di Milano ha già vinto: a loro poco importa del processo in Aula, perché il processo mediatico contro il premier si è già compiuto. O no?»

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