Sono da poco passate le 16 quando in viale Vittorio Veneto arrivano il city manager Giampiero Borghini e il sindaco Letizia Moratti. Parlano con i residenti, in particolare la Moratti vuole accertarsi delle condizione del disabile portato in salvo. Intanto i molti sgomberati possono almeno rifocillarsi al bar sotto casa, appena aperto. Qualcuno respinge i taccuini, altri accettano volentieri di parlare.
«Posso essere molto precisa sul momento in cui è scoppiato lincendio - risponde Laura Kramer 23 anni - Erano le 13.45 quando abbiamo visto il fumo salire dai piani inferiori». Laura, infatti, abita al tredicesimo piano e in quel momento si trova in casa insieme ai genitori e alcuni amici. «Unocchiata fuori dalle finestre e abbiamo visto le prime lingue di fuoco. A quel punto abbiamo chiuso porte e finestre e via di corsa lungo le scale. Sul pianerottolo abbiamo incrociato pompieri e poliziotti che ci invitano a sloggiare in tutta fretta. In strada ho notato come i vigili del fuoco stessero cercando dei varchi verso il fuoco, girando intorno allo stabile. Ma qui cerano auto in sosta, là il portone era troppo angusto per far passare i loro mezzi. Prima di vederli in azione dallesterno con gli idranti saranno passati tre quarti dora».
In quel momento arriva anche un suo amico e coetaneo Carlo Cesa Bianchi del sesto piano: «Mancava poco alle 14 e stavo guardando la televisione. Da fuori ho sentito trambusto, polvere, qualche calcinaccio volare e mi sono affacciato alla finestra, ho alzato lo sguardo e ho visto le fiamme uscire dalle finestre. Ho preso i nonni sotto braccio e ce la siamo filata».
Minimizza invece le difficoltà Paolo Vietri, ingegnere dei vigili del fuco responsabile delle operazioni. «Certamente i residenti ci hanno visto operare dallesterno dopo le 14.30, ma noi eravamo già dentro con i respiratori da un bel po». Vietri elenca poi le forze messe in campo: una quarantina di uomini con quattro autopompe, due autoscale e il carro bombole che ha lavorato in continuo per ricaricare i respiratori man mano che gli uomini uscivano esausti dal palazzo.
L'ingegnere non si sbilancia sulle cause: «Presto per dirlo, certo da come si è propagato lincendio, lipotesi del corto circuito appare molto verosimile» né sulle condizioni delledificio: «Lottavo è completamente devastato, il nono ha subito molti danni per le fiamme, il settimo per lacqua, ma è difficile anticipare le conclusioni: dovremmo eseguire varie prove di stabilità, verificare gli impianti elettrici, poi potremmo essere più precisi» lasciando, però, intendere che in molti passeranno fuori almeno questa prima notte.
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