Caro Salvatore Carmando, lei nel 90 portò via uno scudetto al Milan di Sacchi con la famosa monetina di Bergamo (consigliò ad Alemao di restare a terra e di uscire, ndr). Ha fatto finalmente pace con i rossoneri?
«In verità è successo questo: il presidente Silvio Berlusconi è arrivato a Napoli durante la scorsa campagna elettorale. Io mi sono ritrovato sul palco, al suo fianco, e in quella occasione ha detto pubblicamente di avermi perdonato. Dopo tanti anni parentesi chiusa, mi sembra giusto».
Se laspettava che risolvesse il problemone dellimmondizia?
«Io so soltanto che abbiamo un grande Presidente del Consiglio ma non vorrei parlare di politica, non è il mio campo».
Pensa che i tifosi di San Siro la perdoneranno?
«Non lo so e francamente sono poco interessato a questa possibilità. Mettetevi nei miei panni: io sono molto orgoglioso di tornare in quello stadio con il mio Napoli, club col quale lavoro e collaboro dalla bellezza di 35 anni, una vita col Napoli».
Parliamo allora di calcio autentico: che Napoli è questo di Reja che sta in testa alla classifica?
«È una sorpresa di squadra, in ogni senso e lo sarà anche nellimmediato futuro. È una squadra molto giovane, tra laltro, e perciò destinata a durare nel tempo e a migliorarsi col passare delle settimane».
Lei è ormai un veterano di Milan-Napoli: che differenze ci sono tra le due squadre attuali e quelle degli anni ottanta?
«Una grande sfida preparata da squadre di grande abilità tecnica e di temperamento che hanno alle spalle lappoggio di un pubblico molto appassionato. Di solito hanno regalato spettacolo calcistico, i tifosi si sono divertiti, nel bene e nel male. La differenza, secondo molti, resta una soltanto».
E cioè?
«La risposta è scontata: manca Diego Armando Maradona, lunico grande campione irripetibile di quegli anni».
A proposito di Maradona, è diventato Ct dellArgentina: ce la farà?
«Io glielo auguro. Gli ho fatto i miei complimenti».
Lo ha sentito al telefono?
«Naturalmente. Il grande rapporto con Diego è rimasto intatto a distanza di tanti anni».
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