«Siamo con le imprese: la relazione di Emma è il nostro programma»

da Roma

«Alla presidenza del Consiglio c’è un vostro collega». Silvio Berlusconi approda all’assemblea di Confindustria che segna il debutto di Emma Marcegaglia, e sembra dire: dov’eravamo rimasti?
Erano anni, infatti, che la platea degli industriali non si ritrovava così in sintonia con l’inquilino di Palazzo Chigi. E non fa nulla per nasconderlo. Al punto che al premier viene spontaneo dire: «Ho molto apprezzato la tua relazione e posso dire che la tua relazione è il nostro programma». Formula che pronunciò otto anni fa a Parma quando al posto della Marcegaglia c’era Antonio D’Amato.
Al presidente degli industriali che apprezzava come non abbiano trovato posto in Parlamento «forze portatrici di una cultura anti-industriali», Berlusconi replica «approfitteremo di questa opportunità: l’uscita di un’opposizione estrema ancora ispirata al marxismo che vedeva male tutto ciò che era privato». Oggi, il governo - aggiunge - può contare su «un’ampia maggioranza che ci dà la possibilità, anche per la presenza di pochi gruppi, di operare fattivamente per modernizzare il Paese. Un’occasione da non sprecare, pur in mezzo a molte difficoltà».
Parla a braccio, Berlusconi. Agli imprenditori conferma che l’obbiettivo del governo è «portare il nostro Paese a livello delle altre nazioni europee». E per riuscirci - sottolinea - «bisogna partire da voi». Il presidente del Consiglio usa un linguaggio caro agli industriali. «Attraverso gli imprenditori noi potremo migliorare la qualità della vita ed il benessere di tutti gli italiani. In poche parole, dobbiamo fare guerra all’oppressione burocratica, fiscale ed anche a quella giudiziaria». Riguardo quest’ultima, si riferisce a quella civile. «Dev’essere sovvertita». E fa il caso che sono necessari quattro o cinque anni per ottenere il pagamento da un cliente moroso. «Sono tempi inaccettabili».
Con questo governo - osserva - c’è la possibilità «di portare il nostro Paese al livello degli altri paesi europei che competono con noi. Per farlo, lo ribadisco, bisogna partire dai protagonisti dell’economia, che siete voi».
Il programma di governo per far “rialzare l’Italia”, però, parte anche da «una revisione della nostra architettura istituzionale». Berlusconi cita il caso personale del presidente del Consiglio. In Italia - spiega - «non ha i poteri degli altri colleghi europei. Io sono soltanto un coordinatore del lavoro dei miei ministri. Se si vuole pensare veramente a un premier efficace - insiste - dobbiamo cambiare la figura». E per restare in tema di riforme istituzionali, il presidente del Consiglio sottolinea la necessità di modificare «l’itinerario delle leggi: devono passare una sola Camera». Circostanza non casuale il fatto che pochi minuti prima, Emma Marcegaglia aveva rilanciato una riforma in grado di affidare maggiori poteri al premier ed uno snellimento della procedura legislativa.
Sempre per toccare note care alla Confindustria, il presidente del Consiglio assicura che il governo si batterà per la modernizzazione della pubblica amministrazione. «È notevolissimo il lavoro che dobbiamo fare» in questo campo. E ricorda il caso dei costi dell’amministrazione. «I cittadini tedeschi l’anno scorso hanno pagato poco più di 3 mila euro ciascuno per tutto l’apparato statale. Da noi paghiamo 4.500 euro».
E conclude il suo intervento: «Al governo c’è una squadra giovane, piena di passione. Anche voi volete ringiovanire e credo che lo farete. Forza Emma, Forza Confindustria, e a ciascuno di voi l’augurio di poter realizzare i vostri progetti, i vostri sogni». Poi tra gli applausi, davanti a una platea soddisfatta, Berlusconi abbraccia e bacia la giovane neopresidente.
All’uscita il premier incrocia Guglielmo Epifani. «Oh, ecco un vecchio socialista...», gli dice. Pronta la replica del segretario della Cgil: «Ed interista...».

Poco più avanti incrocia Ignazio La Russa in compagnia del comandante generale dei Carabinieri, Gian Francesco Siazzu. E proprio all’alto ufficiale dice: «Aspetto un invito a colazione...». Poi scherzando aggiunge: «qui se non sfanghiamo qualche colazione...».

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