Duccio Pasqua
«Come va la salute?». A questa domanda, 75 abitanti del Lazio su cento rispondono: «Bene, grazie». Il dato, già confortante di per sé, lo è ancora di più se si pensa che il 19 per cento della popolazione ha superato i 65 anni di età. La notizia emerge dal rapporto annuale «LItalia dice 33», presentato ieri in conferenza stampa dalla Federazione Associazioni Dirigenti Ospedalieri Internisti (Fadoi). A questa notizia fa da contraltare lappello lanciato da Emilio Scotti e da Francesco DAmore, primari del San Giovanni e del Sandro Pertini di Roma, che denunciano i gravi disservizi dei reparti di Pronto Soccorso. «Negli ospedali romani cè una situazione scandalosa - spiega DAmore - con pazienti costretti a stare fino a tre giorni su una barella. Dai pronto soccorso romani partono in continuazione fax per cercare posti liberi nelle cliniche accreditate di Roma e provincia. Ciò significa che negli ultimi quarantanni nella capitale non si è fatta una programmazione adeguata». Secondo recenti statistiche, ogni pronto soccorso capitolino rifiuta quotidianamente tra le 15 e le 20 persone.
Tornando ai dati del rapporto «LItalia dice 33», va detto che con laumentare delletà, come è ovvio, la qualità della vita gradualmente peggiora. «Letà si porta dietro lartrosi - sottolinea Emilio Scotti - mentre i giovani pagano il prezzo della sedentarietà e dellabuso di fumo e alcol. Per le donne in particolare è diffuso il fenomeno delletilismo occulto, figlio della solitudine e del disagio. Anche per questo è fondamentale informare la gente con programmi di educazione sanitaria, come già sta facendo la Fadoi Lazio». Soprattutto i dati relativi al consumo di sigarette confermano che nel Lazio si fuma di più rispetto alla media nazionale.
Irrompe sulla scena la sindrome del ping-pong: ci si ammala, si va in ospedale, si viene curati e successivamente dimessi, ma lassistenza sul territorio non è sufficiente, e quindi si finisce per tornare in ospedale.
Secondo i dati del Ministero della Salute, rilevati nel 2003, sono 33.852 i ricoveri ripetuti in regime ordinario nelle divisioni di medicina generale del Lazio, su un totale di 143.613 dimessi.
Dallo studio della Fadoi emerge anche la cosiddetta «sindrome di Giobbe»: il cittadino del Lazio, quando sta male, deve quasi sempre aspettare, arrivando ad attendere settimane o mesi per una visita, o per un posto letto che spesso è situato nel corridoio.
Secondo i dati dellIstat, le malattie croniche più frequenti sono artrosi, artrite e ipertensione, seguite dalle malattie allergiche e dallosteoporosi. Crescono diabete, bronchite cronica e asma bronchiale, mentre diminuiscono allergie, artrosi e disturbi nervosi. Cresce il problema dellassistenza agli anziani. Le situazioni più difficili per lassistenza pubblica possono presentarsi soprattutto quando gli anziani vivono da soli. Le persone più esposte a questo rischio sono naturalmente quelle non coniugate, che non possono contare sullimportante assistenza dei figli, ma anche i vedovi, privati in tarda età di un rapporto di mutuo sostegno.
«La percezione di una buona qualità della vita, anche in età avanzata - continua Scotti - dipende anche dalla possibilità di conservare lautonomia, una buona vita di relazione, e di avere vicino dei familiari amorevoli. Nei piccoli centri urbani la qualità è migliore perché lo stress è decisamente minore, i rapporti interpersonali sono più umani ed è migliore anche laccesso ai servizi».
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