In Sicilia un «piano verde» per la Fiat di Termini

Si preannunciano mesi molto caldi per gli addetti dello stabilimento Fiat di Termini Imerese, unico sito della divisione automobilistica del Lingotto che si è visto non confermare l’attività produttiva a partire dal 2012. Ieri gli operai siciliani hanno manifestato contro il progetto di riconversione della fabbrica, annunciato da Sergio Marchionne, bloccando l’autostrada Palermo-Messina e la linea ferroviaria. Sulla futura missione dello stabilimento per ora si possono fare solo delle ipotesi. Qualcosa di più potrebbe emergere dagli incontri previsti nei prossimi giorni, in particolare tra quello che sarà fissato tra azienda e sindacati. I primi di luglio, infatti, Paolo Rebaudengo, responsabile delle relazioni industriali di Fiat, fisserà con le organizzazioni dei lavoratori l’agenda delle riunioni che riguarderanno via via le fabbriche sul suolo italiano.
Riconvertire Termini Imerese vuol dire, nei piani di Marchionne, che in Sicilia dal 2012 non si faranno più automobili. Quando cesserà la produzione, comunque, buona parte degli attuali dipendenti avrà raggiunto l’età della pensione. In questi giorni sono state avanzate alcune ipotesi: quella, per esempio, di dirottare in Sicilia la produzione di un motore ecologico, di una trasmissione o, come riportato da alcuni giornali, di assemblare macchine agricole.
Vero è, comunque, che a Torino si aspettano proposte e iniziative dalle istituzioni siciliane. «Vogliamo incontrare al più presto il gruppo Fiat - spiega al Giornale l’assessore regionale all’Industria, Marco Venturi - per sottolineare che la Sicilia ha voltato pagina; insomma, che siamo diventati affidabili. Cercheremo di convincere il Lingotto a non togliere la produzione di auto. Ma non abbiamo la bacchetta magica. Ecco, allora, che si potrebbe trasformare l’area di Termini Imerese in un polo di ricerca indirizzato all’ecologia. Potremmo invitare altre realtà a considerare l’investimento, mettendo sul piatto della bilancia incentivi anche fiscali».
A Palermo il punto sarà fatto domani, quando le commissioni Attività produttive e Lavoro dell’Assemblea regionale esamineranno, in una seduta congiunta, la vertenza. «Abbiamo deciso - dichiarano i presidenti delle due commissioni, Salvino Caputo e Fausto Fagone - di convocare con urgenza una riunione straordinaria per impegnare il governo a trovare in tempi brevi una soluzione che garantisca il mantenimento dell’impianto e la salvaguardia dei posti». Intanto, mentre a Torino e nel Michigan si attende che i governi di Stati Uniti e Canada, nominino i propri rappresentanti nel cda della nuova Chrysler (lo stesso dovranno fare i sindacati), affinché il neopresidente Bob Kidder possa convocare la prima riunione del board, in Germania il futuro di Opel è sempre all’ordine del giorno.
A uscire allo scoperto è il governatore dell’Assia, Roland Koch, non propriamente un amico di Fiat. Il capo del Land in cui ha sede la casa automobilistica, sostiene di considerare chiusa, con la vittoria del fornitore austro-canadese Magna, la gara per aggiudicarsi il controllo del marchio. Altri potenziali investitori potranno rientrare «solo se, contro ogni aspettativa, i colloqui con Magna, che procedono bene, dovessero fallire».

Il governatore si è schierato così contro il ministro dell’Economia, Karl Theodor zu Guttenberg, che considera invece ancora aperta la partita Opel. Da parte sua il fondo Usa, Ripplewood, si sarebbe fatto ancora sotto migliorando l’offerta.

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica