Roma - Concorso in abuso d’ufficio, per avere richiesto e ottenuto dalla Provincia la pavimentazione di una strada comunale di Enna che porta alla sua villa. Per questo motivo ieri il senatore siciliano del Partito Democratico Vladimiro Crisafulli, detto Mirello è stato rinviato a giudizio.
Oltre a Crisafulli, esponente della sinistra siciliana fin dai tempi del Partito comunista, ex deputato ed ex assessore regionale, sono stati rinviati a giudizio, un funzionario della Provincia, Mario Scinardi, il caposquadra Marcello Catalfo e il titolare della ditta che realizzò i lavori, Carmelo Sultano di Gela. Il reato di concorso in abuso d’ufficio viene contestato anche ai due dipendenti della Provincia e al titolare della ditta. L’inchiesta è condotta dal pm Marcello Cozzolino. L’esponente democratico si è detto «serenissimo» perché con la sistemazione della strada «non c’entro niente». Il senatore è sicuro che «in sede dibattimentale si chiarirà tutto. Sono completamente estraneo ai fatti e fiducioso nell’azione della magistratura, in genere, e di quella giudicante in particolare».
Per diversi mesi, i carabinieri del reparto operativo hanno tenuto sotto controllo la zona dove vive Crisafulli, che sarebbe stato fotografato da una fotocamera mentre dall’esterno del balcone di casa propria avrebbe osservato l’andamento dei lavori. La tesi della difesa è che la strada non porta solo all’abitazione di Crisafulli, ma anche ad altre villette e abitazioni rurali di proprietà di altri politici ennesi. Il rinvio a giudizio è stato disposto dal gup David Salvucci e il processo si aprirà il primo dicembre di fronte al tribunale collegiale presieduto da Elisabetta Mazza.
Crisafulli era salito agli onori delle cronache alle ultime amministrative quando vinse le primarie per la carica di sindaco a Enna con il Pd, ma si ritirò dopo le polemiche nate dentro il partito dove la sua candidatura fu definita «inadatta», una «offesa alla memoria di quanti, da Pio La Torre a Piersanti Mattarella, hanno pagato con la vita questa stessa speranza».
Il riferimento era a un filmato nel quale l’esponente della sinistra siciliana, era stato ripreso in un hotel durante un congresso della Cgil in compagnia di Raffaele Bevilacqua, avvocato indagato per mafia e, successivamente all’incontro, condannato. Per quelle immagini Crisafulli fu indagato, ma poi il legame tra i due fu giudicato penalmente irrilevante dai magistrati. Il riferimento alle vittime della mafia nel documento suscitò altre critiche, anche di chi aveva chiesto all’esponente pd di fare un passo indietro.
Tra le altre difficoltà politiche del senatore, il rapporto burrascoso con il governatore siciliano Raffaele Lombardo, che il suo partito ha deciso di appoggiare. I giornali siciliani avevano scritto che la nomina ad assessore regionale dell’ex direttore generale della Protezione civile Ferdinando Delle Nogare era stata indicata da lui, ma Crisafulli ha negato. «Ferma restando la stima personale per Delle Nogare devo smentire categoricamente di avere suggerito questa o altre nomine al presidente Lombardo, dal momento che non condivido l’operazione che egli sta cercando di portare avanti in totale confusione e senza alcuna autentica intenzione di riscatto della Sicilia».
Anche la campagna per fargli ritirare la candidatura a sindaco fu interpretata da Crisafulli come un modo dei suoi avversari di «camuffare l’appoggio al governatore» Lombardo, che poi è stato ufficializzato con la nascita del nuovo governo siciliano.
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