La sicurezza? A spese degli enti locali

Un «patto per Roma sicura», per rendere la città più vivibile, per provare a risolvere alcuni dei problemi che la affliggono, a cominciare dai campi rom, passando per l’accattonaggio, la contraffazione e la prostituzione. Dopo mesi di discussioni, battaglie dell’opposizione cui il sindaco ha in parte dato ascolto e richieste di aiuto dell’amministrazione capitolina al governo, ieri è stato ufficialmente firmato il Patto per la Sicurezza da Comune, Provincia, Regione e Prefettura, alla presenza del ministro dell’Interno, Giuliano Amato. Il rappresentante del governo definisce quel documento, che dispone per la capitale più risorse e più agenti, «un’espressione di solidarietà interistituzionale». Il Patto prevede che le amministrazioni locali diano un contributo economico allo Stato per la realizzazione di progetti e programmi speciali e straordinari che investano sia le forze di polizia statali che quelle locali.
È la prima volta che accade. Il presidente della Provincia, Enrico Gasbarra, definisce questo fatto «anomalo», Amato usa il termine «singolare» e il presidente della Regione, Piero Marrazzo, lo motiva con «la situazione emergenziale» che Roma si trova ad affrontare. La Regione assolverà il suo compito con 11 milioni in tre anni, il Comune si impegna per una somma pari a 4 milioni, la Provincia, invece, definirà la sua quota a luglio, con l’assestamento di bilancio. Il fondo, devoluto al ministero dell’Interno, sarà gestito dal prefetto, che potrà così predisporre «specifici interventi anticontraffazione, di contrasto al fenomeno dello sfruttamento della prostituzione e dell’abusivismo commerciale». Per raggiungere questi obiettivi, la Guardia di finanza avrà 50 uomini in più a disposizione.
Con il Patto si costituisce, inoltre, una commissione, formata da prefetto e sindaco, che avrà il compito di provvedere alla costruzione di quattro campi rom (nel documento sono chiamati «villaggi della solidarietà»), «in aree attrezzate in grado di ospitare circa mille persone». Non è specificato dove questi campi verranno realizzati. Si parla genericamente di «aree comunali o demaniali». Si specifica, però, che «entro tre mesi, la commissione dovrà individuare i luoghi in cui inserirli». Sarà poi compito del Campidoglio provvedere alla loro realizzazione entro nove mesi. I campi rom saranno gestiti dal Campidoglio, che potrà anche avvalersi dei «servizi di mirata vigilanza effettuati dalle forze di polizia». I controlli delle forze dell’ordine verranno intensificati anche «sugli attuali insediamenti autorizzati» e su quelli abusivi: in tutto saranno 100 (50 poliziotti e 50 carabinieri) gli agenti aggiuntivi messi a disposizione per queste operazioni. Serra osserva che, a Roma, «non ci saranno poteri straordinari e il vero potere sarà nella condivisione delle scelte».

Ma qualunque siano le decisioni che verranno prese non potranno prescindere, secondo il sindaco, da quelle che lui definisce «risposte di qualità»: «La sicurezza è dei cittadini - conclude Veltroni - non è un optional, ma un diritto fondamentale, primario, senza colore politico».

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