Caro Granzotto, non ho parole. La prima pagina del nostro Giornale mi ha lasciato senza fiato. Ma come è possibile che si sia giunti a tanto? Come è possibile aver lasciato che lodio prendesse il sopravvento? E il dialogo, il confronto del quale vanno sempre dicendo? In quale democrazia un esponente politico può dire come ha fatto Di Pietro che la vittima di un attentato se lera voluto perché la sua sola esistenza è provocatoria? Mi creda, caro Granzotto, io sono al limite della sopportazione e cominciano a prudermi le mani perché lei conosce il detto: «a brigante, brigante e mezzo». Mi piacerebbe sapere quale «cultura», visto che parlano sempre di cultura, è alla base di un antiberlusconismo che in casi estremi giunge ad attentare alla vita dellavversario politico.
e-mail
Be, almeno Antonio Di Pietro è stato sincero, ha detto ciò che pensa. Mica come quei vili con le loro ipocrite parole di circostanza. Tutta gente che lancia il sasso e poi non si limita a nascondere la mano, ma mostra sorpresa e indignazione per il buon esito della sassata. Che vermi. Che esseri spregevoli. Lei, caro Bonfantini, si chiede quale «cultura», sempre con le virgolette, ben inteso, abbia portato Massimo Tartaglia a colpire e linqualificabile Rosy Bindi, non bella e non intelligente, a intimare a Berlusconi di non fare la vittima. La risposta è, ovviamente, la cultura dellodio, prerogativa della sinistra (che alla lotta di classe volle unire, alimentandolo, lodio di classe). Ricordava Ignazio La Russa lintervento a Ballarò duna livorosa cinquantenne che sibilava: «Io odio Berlusconi...» e odiare significa né più né meno volere il male altrui. «Odio» è una parola e un sentimento molto forte eppure di largo consumo fra questi «sinceri democratici» che hanno perso il senso della misura, che del nemico e dellavversario fanno un tuttuno. E che nellinebriante - proprio nel senso di alcolico - clima girotondino dellodio hanno finito per fare uno strumento della dialettica politica (oltre che lo sprone della violenza fisica, come Massimo Tartaglia insegna). E quando non è odio è voglia di golpe.
Prenda quellesimio esponente della società civile di Patrizio Bertelli consorte di Miuccia Prada e amministratore dellomonima sartoria. Nel bel mezzo dellassemblea di «Alleanza per lItalia» se ne esce con: «Bisogna creare le condizioni per buttare fuori Berlusconi dal Parlamento italiano». Sono affermazioni di una gravità estrema, senza aggiungere che «buttare fuori» sottolinea la pulsione eversiva - vogliamo dir fascista? - di quel campione del sincerume democratico che è il signor Bertelli. Quel che è peggio è che a chi gliene chiedeva conto Bertelli rispose (facendo finta di cadere dalle nuvole) che il suo voleva essere solo un «divertissement», una rallegrante facezia. «Buttare fuori» o «fare fuori» Berlusconi, dargli, come fa Di Pietro, del dittatore e del provocatore o come fa la non intelligente e non bella Bindi del simulatore, dargli del mafioso, del truffatore, del corruttore è dunque un «divertissement» in voga nei salotti, nei quotidiani e nelle trasmissioni televisive «sinceramente democratiche». Odio a parte, che comunque è il concime organico, il letame, dellantiberlusconismo, i bertellidi, mezze seghe che solo perché sanno cucire le asole si credono il sale della terra, prendono dunque a picconate le istituzioni, a calci nel sedere la loro sempre richiamata Costituzione, giocano infine con la vita del presidente del Consiglio così, per divertirsi, per passare il tempo, per farsi quattro risate tra un frizzantino e laltro.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.